Così ci ha salutato la zia Mo questa mattina. Ed è vero, mi ricordo quando abitavo a Londra e venivano a trovarmi gli amici, c'era sempre troppo silenzio dopo la loro partenza. Poi tutto tornava nella normalità della vita degli altri giorni. Ma per un breve periodo tutto restava sospeso.
Sicuramente sospesi non resteranno i gatti della zia Mo che hanno subito ogni sorta di tortura dalla Bertux. A Ginger, il più tonto dei due, ha fatto una corona di piume di gabbiano. Il poveretto sembrava toro seduto ma data l'età - 17 anni - non osava ribellarsi. La zia poi lo riempie di cibo come un tacchino a Natale, per cui non è certo un gatto dallo scatto felino e abile mossa.
Gatti a parte, oggi Swanage ci ha salutate con un bell'acquazzone, che ha reso lo spostamento del mostro un'impresa epica.
Arrivate a St. Pancras ci siamo svaccate per terra in attesa dell'imbarco.
Anche Stitch mostrava segni di evidente stanchezza.
La scimmia invece è stata incorporata nel mostro, avrei dato qualsiasi cosa per vedere la faccia dell'operatore che ha visto passare la sagoma della scimmia sul monitor del controllo bagagli.
Andare a Parigi da Londra o viceversa in treno ha le stesse procedure degli aeroporti, sarà che francesi e inglesi si odiano da sempre, ma i controlli sono capillari.
Invece gli americani mi sorprendono sempre. Una volta sul treno, dopo averci dato dentro coi biscotti della zia,
la Bertux si è alzata per prendere una cosa dalla valigia lasciando Stitch sul sedile accanto al mio.
Una signora stelle e strisce dall'occhio curioso mi ha chiesto se il sedile era libero. Certo che no, di solito quando viaggio prenoto due posti, in uno mi siedo io, nell'altro ci metto un pupazzo per farmi compagnia! Ho risposto che c'era mia figlia, mi ha sorriso con poca convinzione. Probabilmente anche lei viaggia col pupazzo, come mr Bean.
Arrivate a Parigi siamo sbarcate alla Gare du Nord che credo esprima perfettamente la definizione di casino. C'era di tutto, papponi, nani e ballerine. Ad un certo punto ho anche temuto facessero un flash mob.
L'hotel è carino e pulito, impersonale quanto basta per far chiedere alla Bertux quante stelle ha. E no, non c'è la piscina.
Piacevolissima invece è stata la cena. Ho fatto quello che non faccio mai all'estero, ossia andare in un ristorante italiano. Ma visto che la Bertux era orientata a finire in bellezza il tour internazionale dei fast food, ho optato per "Da Giacomo", ristorante italiano gestito da Giacomo, signore di mezza età che parla francese con accento bresciano e bresciano con l'accento francese. Abbiamo mangiato benissimo e come ogni connazionale che si rispetti, ci ha fatto un discreto sconto.
Non si poteva chiudere la giornata meglio di così.
E bravo Giacomo!!!
RispondiEliminaAbbiamo appena passato il confine!! Ci vediamo presto!
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