La “sveglia Joy” stamattina ha suonato alle 6:50 in un clima di grande eccitazione: oggi, alle pendici del Monte Bianco, sarebbe stato proclamato il merenderos day.
E chi, se non noi, merenderos doc, poteva cogliere questa occasione?
E così, dopo una mattinata in cui le ragazze facevano i compiti e Joy si preparava al grande evento, ci siamo lanciati ad affrontare lo Skyway.
Da casa nostra allo Skyway ci sono 6 minuti secchi di macchina e l’ansia del Poser ci ha portato lì 20 minuti prima ma tra un disinfettante mani, dov’è l’entrata del parcheggio, figo ci misurano la febbre alle 14:30 spaccate, iniziavamo la salita facilitata al monte Bianco. O meglio, a Punta Helbronner perché al Bianco i merenderos non sono ammessi.
Tutta l’operazione Skyway è un’enorme markettata, riuscita decisamente bene.
All’ingresso gli Skynauti (che è un nome più gentile per indicare i merenderos) sono invitati a passare sotto il tornello il QRCode del cellulare, incluso quello per Joy che, a questo giro, è stato graziato dall’uso della museruola.
La Bertux, forte dell’esperienza già fatta in passato, da vera Skynauta ha suggerito: “piazzatevi davanti ai vetri o non si vede un belino” così, Joy in braccio e passo zigzagato per far fuori gli altri Skynauti, ci siamo piazzati con le facce appiccicate al vetro: merenderos in prima fila.
Lo Skyway fa due tappe: la prima da Courmayeur arriva al Pavillion che è l’inno all’anti alpinismo: bar ristorante, negozio di libri, giardino botanico e prato per lo svacco.
La seconda, dal Pavillion arriva a punta Helbronner, così chiamata in onore di Paul Helbronner, ingegnere, geodeta e alpinista francese che ha pubblicato la descrizione geodetica delle Alpi francesi e, alla sua morte, gli è stata dedicata la vetta che segna il confine tra Italia e Francia.
Punta Helbronner è più sobria: i merenderos trovano le sdraio sul terrazzo panoramico mentre gli alpinisti possono partire all’attacco del Bianco con tanto di porta che dice “passaggio per gli alpinisti”. Noi però ci siamo passati lo stesso perché girando a destra si arriva alla terrazza panoramica. Joy si è messo in posa per i follower.
Una volta arrivati in cima la vista è mozzafiato: si vede tutta la catena del Bianco e, come recita l’inno dello skynauta: “Adesso puoi camminare nel cielo.”
E un po’ è vero, tranne che per Joy che ha dovuto camminare sulle grate, decisamente peggio del cielo.
Dopo aver ammirato i monti, tentato di far assaggiare a Joy la neve, tolto di mano la neve alla Bertux che la voleva assaggiare lei, fotografato il fotografabile, siamo ridiscesi al Pavillion per dare un’occhiata all’orto botanico, visto che era compreso nel prezzo.
L’orto mostra specie autoctone e non, con diverse roccere, piante officinali e fiori rari. E mentre ammiravo i fiori pensando ad una coppia a cui era stata dedicata una roccera, la Piccolina cercava l’uscita saltando le corde che indicano il sentiero mentre la Bertux cercava di capire con un bastoncino se, quelle palline che vedeva nello stagno, erano proprio uova di rana.
I miei pensieri sono andati ai coniugi della roccera e a quanta poesia sprecata.
Rientro in paese per una chiacchierata con la cara Deborah e famiglia e poi via verso casa dove il Poser si è esibito in una spadellata con costine, salsiccia e fettine varie. Joy si è già fiondato nel sonno di bellezza: ora è innamorato della sua amichetta umana Sophie e spera di rivederla domani mentre la Piccolina, il Poser e la Bertux si daranno al rafting.
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