domenica 18 agosto 2019

See you soon

Giornata di transito nonché di fine vacanza, ma per non deludere la signora abbiamo evitato anche stamattina la colazione con brioches di marmo e caffè scaldato nel microonde. Il bar Danilo ci ha accolto con la solita verve in una città ancora totalmente avvolta nel sonno. Tutti, tranne noi, Danilo e quelle sue sciamannate che abitano di fronte al B&B che stamattina, puntuali alle 6:30, discutevano animatamente di un certo Pietro e urlavano “zitta” alla povera cagnolina che ogni tanto le interrompeva con un “bau”. Chissà se l’amore cane aveva intuito che alle 6 del mattino bipedi e quadrupedi dovrebbero dormire invece che disquisire su tal Pietro, di cui, probabilmente, anche all’amore cane non fregava un fico secco.
Partiti per il giro dei saluti e scorta di biscotti da Daniela a Marina Velca, ci siamo poi avviati, con mostruoso anticipo, a Civitavecchia con tanto di ombrellone multicolor al seguito: a questo giro ci spiaceva abbandonarlo alla signora Vilma, alla fine lui non c’ha fatto niente di male.
Consegnato lo scatolo, abbiamo percorso la strada verso la stazione con il Poser che faceva le prove per diventare uno sherpa. Credo abbia passato il livello 1.
Viaggio ozioso con vettura affollata ma vivibile, siamo arrivati a Genova in perfetto orario, come la voce registrata ci ha fatto notare, ricordandoci come per i nostri treni la puntualità siamo un evento raro.
Arrivati finalmente a casa con una e dico una valigia da disfare, abbiamo riflettuto che viaggiare in 4 è bellissimo ma anche in 2 ha il suo fascino. E così, senza nemmeno un grammo di sensi di colpa, siamo felici di aver visto (il Poser) e rivisto (la sottoscritta) posti splendidi ma soprattutto sono contenta di aver visto e salutato amiche che, seppur lontane, porto sempre nel cuore, anche quando, con sorriso beffardo, raccontano a mio marito della mia passione per Simon Le Bon e della capa tanta che facevo.
Che dire, a volte le amiche ricordano troppi dettagli.
Le amiche le aspetto a Genova, con il Poser stiamo pensando già al prossimo viaggio.
Stay tuned! 

sabato 17 agosto 2019

Ogni pensiero vola

Stamattina la sveglia è arrivata alle 6:36, con la signora in strada che urlava alla madre: “Ah ma, ma la televisione c’è?” In effetti, voler smarcare questo dettaglio fondamentale alle 6 del mattino pone un interrogativo di grande mistero. Noi però, invece di maledire signora, figlia e tv, abbiamo sfruttato la sveglia inattesa per fare due cose: la prima, uscire dal B&B di nascosto per scampare la colazione della signora Vilma, la seconda battere le orde barbariche di turisti al parco dei mostri di Bomarzo.
Confesso che questa resta un po’ una tappa obbligata per chi visita il territorio e, Poser conferma, ne vale la pena.
Recuperato lo scatolo sotto il B&B dopo la colazione dal taciturno signor Danilo, che invece lascia parlare le brioches, ed aver letteralmente strisciato perimetrando i muri per non farci beccare dalla Vilma, ci siamo diretti a Bomarzo.
Ore 9:40 facevamo i biglietti, ore 9:42 varcavamo la soglia del parco.

Il parco è stato progettato nel 1547 da PIer Francesco Orsini che, insieme all’architetto Pirro Ligorio pensò a un luogo con sculture enormi e grottesche per, a detta sua, mischiare l’arte con l’inganno.



Il parco infatti era pieno di massi e, non volendo l’Orsini investire in un percorso di boulder, preferì allietare i suoi ospiti con meno sport e più meraviglia. Furono poi i coniugi Bettini che, a metà del secolo scorso decisero di dare nuova luce al parco, tanto da essere poi sepolti nel tempio che ne domina la parte più alta.
Non pensarono però i Bettini che, a quasi 30 anni dalla loro morte, qualche burlone si rallegrava nel disegnare una mappa con percorsi raffazzonati e approssimativi, trasformando la scoperta della meraviglia in un percorso di orienteering. Non è raro vedere i visitatori tornare indietro girando due volte a destra sotto il tallone di Ercole, salire e scendere le scale della casa inclinata dicendo “Ma Nettuno non lo abbiamo già visto due volte??”.
Chissà che l’Orsini con l’amico architetto non si facciano ancora oggi delle grasse risate.
Al Poser è piaciuto di più in assoluto la casa inclinata, a pensarci bene, un’ottima soluzione agli ospiti sgraditi. 

Personalmente ho riscoperto la magia di camminare con la faccia all’insù per non perdere neanche una delle sculture ma soprattutto per dimostrare a chi ha disegnato la mappa che ci vuole ben altro per farci fuori.
Grande soddisfazione è stata anche quella di venire via quando la massa informe di mamme urlanti, borse frigo e macchine fotografiche marciavano solenni verso la prima sfinge. 
Tappa veloce a Marina Velca a prendere il pranzo da Daniela e poi via verso le Saline per fare il bagno al mare. Oggi non c’era troppo vento e la spiaggia era di nuovo vivibile.
Dopo un discreto ozio, abbiamo deciso di fare la strada che porta alle Saline 


di corsa, ma solo per poter cenare con kebab e street food la sera a Tarquinia Lido. 
Fine serata al bar Corsaro con concerto e gelato di Claudia: cosa chiedere di più?
Domani si torna a casa, le vacanze, come alcuni pensieri, volano via troppo presto.


venerdì 16 agosto 2019

Passami il rotolo!

Uscita scaltra e furtiva per scappare dalla colazione del B&B in favore del bar del piazzale, dove le brioches sono brioches, il caffè è caffè e il Poser è contento, per aggredire la necropoli etrusca.
L’ausilio di radio Maria oggi non c’è stato, in confronto il nostro risveglio è stato allietato da uno sciamannato che urlava per strada “Maròòò, ma che hai fatto???” tanto che ho temuto che qualcuno avesse torto un capello al nostro scatolo con 4 ruote posteggiato sotto il B&B, invece, per fortuna, la nostra vettura nera pece era lì, pronta a ruggire e a portarci a vedere le tombe etrusche.
Smarcata colazione e fuga, ci siamo diretti alla necropoli, sfruttando il sole che ancora non picchiava e il vento che soffiava poco.
Varcata la soglia col nostro biglietto cumulativo fatto ieri al museo, abbiamo saltato la coda (poca) e risparmiato 4€ (genovesi mica per niente, no?!?).
La signora alla biglietteria ci ha detto che il percorso è segnato e che le tombe visitabili sono 22. Davanti a noi, ahimè, famiglia chiassosa e cafona con tanto di borsa frigo portatile 

per combattere i morsi della fame tra un demone che digrigna i denti e un leone che azzanna i cerbiatti. La missione della visita pertanto si complica: non solo vedere tutte le tombe, ma dribblare la famiglia cafona in modo da batterli sul tempo nell’esplorazione delle tombe stesse. Al primo giro, adottiamo la strategia sbagliata e lasciamo loro il vantaggio di una tomba: se loro sono alla numero 1, noi iniziamo dalla 2, e poi torniamo alla 1. La strategia però si è dimostrata subito fallimentare perché la famiglia semplicemente non leggeva la descrizione delle tombe e in tempo zero, ci doppiava. La nostra salvezza è stata una tomba con difficile acceso che ha costretto l’allegra brigata ad una pausa extra con bibite e focacce, il che si è tradotto in un vantaggio notevole a nostro favore. All’uscita della tomba, loro erano ancora lì, dandoci uno scatto vincente di 4 tombe a 1, in pratica, un massacro.
Proseguendo la visita abbiamo notato come i soggetti si ripetessero nelle decorazioni funebri: uomini e donne che danzano, leoni blu, cerbiatti, porte, galli e Caronte, segnavano il passaggio del defunto da questo a quel mondo, ricordando che la vita, alla fine, è meglio se te la bevi danzando. Fatte queste alte considerazioni, ci siamo imbattuti nella tomba dei Giocolieri, che oltre ai giovani danzanti, musici e vecchi saggi, raffigura un uomo intento a defecare. 

La scritta, “aranth heracanasa” che fior fior di etruscologi non sono riusciti a decifrare, è l’esplicita richiesta di accedere al rotolo di carta igienica in modo da poter tornare alle danze con un discreto peso in meno. 
Una cosa però volge a favore degli etruschi: nella loro società, uomini e donne erano considerati equi: le donne prendevano parte alla vita politica e sociale con ruoli paritetici, chissà perché certe  buone regole sono state spazzate via nel corso dei secoli.
Finita la visita con la soddisfazione di chi lascia la famiglia cafona a quasi 10 - e dico 10!! - tombe di distacco, siamo tornati alla base, noi e lo scatolo.
Pranzo da teenager in paese con supplì, coca cola e gelato (però sto facendo un sacco di MET), ci siamo goduti lo scorcio del belvedere, con la sottoscritta lanciata nell’amarcord “quella lì era la mia scuola media”, 



“di là si aspettava l’autobus”, “non capisco perché la pasticceria abbia chiuso” - quest’ultima è una considerazione ricorrente. 
Nel pomeriggio abbiamo visitato il centro storico, che sfoggia abitazioni medievali e il complesso di Santa Maria in Castello, 



chiesa medievale passata di mano in mano a vari ordini monastici che l’hanno abbandonata nel 1800 per una direttiva napoleonica. Dal 1975 è considerata monumento nazionale ed è un peccato che non sia valorizzata come dovrebbe. Facendo anche il giro sopra le mura abbiamo ammirato sia la chiesa che la piscina 

di chi nel complesso ci abita e abbiamo cercato di capire se casomai fosse un B&B perché quella piscina ci faceva gran gola, e invece no, è proprio un’abitazione privata: dobbiamo cercare di farceli amici per quando torneremo.
Passaggio rapido nel nostro B&B per cambio di look pre-cena (il Poser non può deludere i fan!) e siamo stati beccati dalla signora che stamane ha notato la nostra assenza dalla colazione. Abbiamo inventato una partenza all’alba per la necropoli, per domani diremo che siamo in missione segreta.
Cena di nuovo al Namo, perché dopo avergli detto che 1) non bevo, 2) non mangio frumento e 3) in casa cucina praticamente sempre il Poser ci hanno accolto nuovamente col sorriso, sarà che gli amici di Daniela sono anche amici loro.
Domani faremo testa o croce: testa Bomarzo al Parco dei Mostri, croce polleggio in spiaggia.

giovedì 15 agosto 2019

La vendetta di radio Maria

A tutti voi che, quando viaggiate in autostrada cambiate prontamente canale quando beccate radio Maria, mi sento di dire “state attenti”. Radio Maria vi vede e se lo segna. Poi colpisce. Questa mattina, ore 7:10, la radio che ti osserva, ha messo in atto la sua vendetta per tutte quelle volte che andando su e giù per la A7 ho detto- lo confesso- eh no, radio Maria no, rimediando con TG parlamento. Nella quiete e nel silenzio del nostro B&B si stagliavano alti salmi e inni ad accompagnare la festa dell’Assunzione. Credo che aver messo il CD degli Imagine Dragons sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Dopo la colazione tra finti girasoli, signora mesta e brioches che hanno visto tempi migliori, ci siamo recati al museo etrusco. Il museo sorge nel palazzo Vitelleschi, fatto costruire ai primi del ‘400 dall’allora cardinale Giovanni Maria (Vitelleschi) in una posizione che permettesse al prelato di arrivare a casa comodamente a cavallo e da lì poter andare in tutte le direzioni: mischiando sacro e profano ho riflettuto sul fatto che la pasticceria nel vicolo che porta al chiostro San Marco ha chiuso, così come ha chiuso il bar San Marco posto proprio davanti al museo. Al cardinale quindi restava il bar all’angolo e il Bacco X Bacco che ha un delizioso dehors, e, a giudicare dai piatti che abbiamo visto passare, non si deve mangiare poi così male...
Il museo ospita i famosi cavalli alati, simbolo della città, che facevano bella mostra di sè all’ingresso del tempio chiamata Ara della Regina e numerosi reperti etruschi rinvenuti nelle tombe.
È proprio grazie ai dipinti presenti nelle tombe, sui vasi e ai vari orpelli che sono stati trovati accanto ai corpi che gli archeologi sono riusciti a ricostruire la vita degli etruschi. Sostanzialmente la società privilegiava guerrieri e atleti, e tra un baccanale e l’altro, suonavano la cetra con plettri di avorio. Il Poser si è chiesto più volte come sarebbe stato suonare la Flying V con un plettro così, 

io invece sono rimasta colpita dalla rimozione e ricostruzione di alcune tombe etrusche dalla sede del ritrovamento al museo. Questa operazione non solo consente la conservazione di queste opere ma permette ai merenderos più merenderos di noi di non affrontare la necropoli sotto il sole di agosto e di prendere comunque una vista delle tombe. Bellissima la tomba della nave,


in cui per la prima volta viene rappresentato un veliero a significare il passaggio verso l’aldilà: diciamo che in questo caso specifico, invece di aspettare il barcone con Caronte il defunto aveva preferito una crociera Costa, con ristorante 24 ore su 24, gioco aperitivo e cocomeraia sul ponte...
Spinti da cotanta cultura abbiamo ipotizzato di andare subito alla necropoli ma il sole delle 11 ci ha fatto cambiare idea, “andiamo domani, tanto contiamo sull’ausilio di radio Maria”.
Tappa obbligata a Marina Velca da Daniela: nel suo panificio, gastronomia e pasticceria il Poser ha lasciato il cuore.  Scansato il traffico dei vacanzieri in stile via Burlando (ci mancava solo il 49) e corredati di pranzo, ci siamo avventurati alle Saline.
Prima però abbiamo rispettato la tradizione acquistando il solito ombrellone che doneremo a qualcuno prima della partenza. E come tradizione vuole, è volato via nel mezzo delle letture del Poser e della ronfata della sottoscritta. Il Poser ha poi tentato un riposizionamento di fortuna: dopo aver calcolato la direzione del vento, l’ha messo per terra e l’ha tenuto col braccio, a mali estremi... 

Terminata la lotta con gli ombrelloni siamo rientrati alla base a continuare la lotta con il bagno senza bidet.
Serata piacevolissima in compagnia della mia amica Daniela e della sua famiglia: chiusura a mezzanotte con vista dei fuochi d’artificio dal terrazzo.
Domani si va alla necropoli, poi ritenteremo di mettere in piedi il nostro ombrellone.

mercoledì 14 agosto 2019

W il sorcino

Arrivati a Civitavecchia dopo un comodo viaggio sul freccia  - ho incredibilmente azzeccato il senso di marcia!! - abbiamo prontamente ritirato il nostro “scatolo” da viaggio: una grintosa C1 nera come la pece, ideale per gli spostamenti minimi che abbiamo intenzione di effettuare in questi giorni. Giunti a Tarquinia ci siamo recati al nostro B&B, struttura a cui Booking.com dava come voto un bel 9. Sarà che non abbiamo avvisato la signora dell’orario di arrivo, sarà che forse le 2 del pomeriggio non sono l’ora migliore per uscire di casa, o forse perché inavvertitamente abbiamo chiuso il portone in faccia al di lei marito che cercava di guadagnare il portone con l’aiuto di una stampella, ma abbiamo la camera più brutta del bed and breakfast. Per onestà aggiungo che il Poser ha anche tentato di riparare alla figuraccia offrendo al signore un appoggio  per salire le scale ma lui ha declinato dicendo che non era poi messo così male.
Quando si dice partire col piede sbagliato...
La camera è funzionale, ha solo un difetto, il bagno ha il bidet innestato nel water: un tripudio di ingegneria idro-meccanica che costringerà la sottoscritta e il Poser a trovare altre soluzioni: escluse le contorsioni sul lavandino, si opterà per la doccia.
Dopo aver letteralmente ammassato la roba nella stanza, ci siamo recati a Tarquinia Lido per smarcare la prima tappa del tour delle amiche. Eccola qua, Claudia, nel suo bellissimo bar Corsaro (i gelati sono spettacolari) che, negli ultimi anni è diventato un punto di ritrovo per vacanzieri e non. Insieme al marito Diego e allo staff, ha messo su una sfilza di eventi pazzeschi che includono anche musica dal vivo. Inutile dire che il Poser ha già preso accordi per una serata Ghost il prossimo anno, Miglio sei stato avvisato...
Puntatina in spiaggia flagellata dal vento, ma sempre come piace a me: sabbia, cammini cammini e tocchi, cammini cammini e continui a toccare, cammini cammini e c’è una secca, ti siedi, ti sdrai, cammini e torni indietro.
Seconda puntatina al Bar Corsaro e poi pronti ad affrontare il bagno col finto bidet per prepararci alla serata.
Cena spettacolare presso il Namo Ristobottega, una realtà giovane qui a Tarquinia dove abbiamo mangiato benissimo. Ringrazio Daniela per il bellissimo regalo.

Per chiudere in bellezza, il Poser ha scoperto la sua anima sorcina con una tribute band di Renato Zero. Le sa tutte...

Domani faremo un giro in paese e poi si torna al mare.

Il tour delle amiche



Al Poser che sogna 4 giornate tranquille al mare, svelerò un piccolo segreto: si sta imbarcando nel famoso “tour delle amiche”, quello che tutte le ragazze, giovani donne, donne e donne mature fanno sempre quando si fidanzano con una persona nuova. Siamo oneste, lo facevamo a 16 anni, lo abbiamo fatto a 30 e lo continuiamo a fare anche dopo i 40, nel caso ce ne fosse la necessità.
Perché? Perché le amiche ci vedono lungo. Citazioni memorabili come “ma cosa ci stai a fare con quello?” hanno accompagnato aperitivi da fighetti, cene in agriturismi o serate al mare. E, di fatto, un fondo di verità c’è sempre: se ti dicono così, è perché le amiche ci acchiappano, ad esempio la mia Amica - con la A maiuscola- Alessandra, lei è una che ci acchiappa eccome!
Ma nel caso del Poser, la prima selezione l’ha già passata da un pezzo, gli resta la seconda, quella delle mie amiche storiche di Tarquinia, che vedremo da stasera alla fine della settimana. Oltre al test, al Poser verranno mostrate le bellezze del luogo, il centro storico, le tombe etrusche e il parco naturale delle Saline.
Però non diciamogli niente, potrebbe copiare le risposte!

venerdì 26 luglio 2019

Chiusura con sfiga

Chi, quando viene in Trentino, non pensa alle Dolomiti, ai boschi folti e pieni di mistero o ancora ai gelidi laghi di montagna che rispecchiano cieli incantati e vette innevate? Da buoni merenderos li abbiamo sognati anche noi, tanto da pensare di chiudere la vacanza col botto facendo un’escursione al lago di Braies. Il Poser aveva già controllato il percorso: 50 minuti in macchina e poi un panorama da cartolina.

Sennonché, stamattina ore 5 in punto, la Bertux ha cominciato ad accusare i primi malori, finiti nella febbricola che determina in modo trionfale la fine della vacanza con 24 ore di anticipo, rigorosamente nella farmacia del paese.
Il Poser e la Piccolina si sono dedicati al parco giochi con tanto di percorso di Kneipp per poi lanciarsi alla ricerca dei funghi nel bosco. La ricerca ha portato un paciocchino, un magnum bianco e un caffè al bar del paese.
Pomeriggio in piscina per il Poser e la Piccolina mentre la sottoscritta e la Bertux cercavano di abbattere la febbre con Tachipirina e film smielati su canale 5.

Domani si torna a casa, speriamo con più carica. 

giovedì 25 luglio 2019

I leggings di Ötzi

Svegliati di buona lena e accumulato il solito ritardo abbiamo constatato che l’albero del Poser gli ha mandato indietro l’ansia che gli aveva lasciato sui rami e, tra un “ragazze andiamo?” “Siete pronte?” e un “ancora un attimo che mi pettino, trucco, cambio la maglia” ci siamo messi in marcia verso Bolzano, guidati dallo spirito sacro della cultura. Direzione Museo Archeologico dell’Alto Adige. Arrivati in città abbiamo constatato che il sacro fuoco della cultura aveva contagiato almeno altre 150 persone che, in fila ordinata per 4, formavano una bella colonna umana che girava attorno al palazzo, tempo di attesa stimato 2 ore abbondanti, esattamente quelle che hanno trasformato il sacro fuoco della cultura nel sacro fuoco dello shopping e, con i saldi ancora in pompa magna, abbiamo fatto una strage.
Pranzo nel panificio Franziskaner, 

splendida panetteria con mini bistro che, attenzione attenzione, fa il pane al farro!! E così, finalmente la sottoscritta ha potuto affondare i denti nel pane dopo ben 7, e dico 7 giorni di semini a colazione e patate per accompagnare i secondi. San Francesco über alles!
Lasciato il panificio del santo in favore di San Footlocker - alla Bertux si sono rotte le scarpe - abbiamo tentato la scalata al museo di Ötzi e questa volta era vuoto!!
Fatti i biglietti e mollato lo shopping negli stipetti ci siamo lanciati alla scoperta della mummia venuta dal ghiaccio.
La storia narra di una coppia di alpinisti, marito e moglie, decisamente meno merenderos di noi che, tra una passeggiata sui monti e l’altra hanno trovato la salma di un uomo nei ghiacci. Una volta allertati i soccorsi, è scattato il toto età: Messner ha subito pensato che l’uomo avesse 500 anni, Kammerlander per non essere da meno, ha controsparato un altro numero al rialzo, poi ci si è messo uno studioso dicendo che quel cadavere apparteneva ad un vecchio prof di musica scomparso sui monti e prima che arrivasse il solito “sicuramente è mio cugino” storici e antropologi hanno datato la povera mummia: 5000 anni.
Il percorso del museo racconta non solo del ritrovamento ma partendo da quello che hanno trovato addosso a Ôtzi e da quello che gli han trovato nello stomaco, sono riusciti a capire che aveva mangiato carne di cervo e cereali- in pratica aveva gli stessi gusti del Poser - e si vestiva con leggings e perizoma. Ecco, su questo punto il Poser non si ritrova nel suo amico di 5000 anni fa.
Nell’ultima sala, la riproduzione scala 1:1 del nostro beniamino che, guardandolo bene, ha la stessa espressione del Poser quando suona coi Ghost.

Cena in albergo con il Poser che, ispirato da Ötzi, si è sparato una bistecca di cervo. A distanza di un’ora e mezza, il cervo è ancora seduto sul suo stomaco e temo che il Poser stia pensando a come evitare perizoma e leggings. 
Chiusura trionfale con semifreddo di lamponi che abbiamo scambiato per un quarto di prosciutto radioattivo, 




la Bertux ha dato forfait e la sottoscritta ha dovuto fare il bis. Domani ultimo giorno a Terento, se il tempo regge andiamo in esplorazione dei laghi. 

mercoledì 24 luglio 2019

La Maestosa

Partenza sprintosa questa mattina per aggredire le cascate di Riva: la Piccolina ha capito che prima partiamo prima torniamo in albergo, cioè in piscina, il Poser invece vuole tornare entro le 17 perché a quell’ora smettono di servire la merenda che per lui si traduce in formaggi e mostarde. La Bertux e la sottoscritta non hanno grandi opinioni in merito, l’importante è tornare a casa.
Arrivo a Campo Tures dopo una mezz’ora di macchina, “sarebbe la metà”, precisa il Poser, “se non ci fosse il limite dei 60”, ma vuoi mettere goderti montagne, mucche e trattori a quella velocità?
Lasciata l’auto nel posteggio, siamo partiti alla volta della prima tappa dell’escursione, il castello di Taufers 

che, per i motivi sopra citati, abbiamo preferito vederlo da fuori. 
Dopodiché, la guida diceva di prendere un pezzo di sentiero, tagliare per i prati, risalire un po’ ma non troppo e poi scendere fino a trovare l’albergo Toblhof. Sali, scendi, fai una giravolta, falla un’altra volta e ci siamo ritrovati a fondovalle nel percorso salutistico con i bagni alle braccia - tecnica micidiale de LaMonica - percorso di Kneipp

ma dell’albergo e soprattutto delle cascate, manco l’ombra. Il Poser ha poi confessato che ha preferito seguire il sentiero “A2 - cascate di Riva” piuttosto che leggere le indicazioni della guida: il sentiero però portava allegramente nel posteggio per i pullman dei merenderos, quelli che avevano saltato albergo e castello, in vista del bar sotto i pini e della salamella sopra al tavolo, prima di salire per 30, ben 30 minuti lungo il sentiero di San Francesco, quello, per capirci, che porta alle cascate di Riva.
Stanchi ma ormai determinati a raggiungere la meta, siamo saliti alla prima cascata, 

dove la Piccolina ha dato forfait, forse sperando di unirsi agli altri merenderos. Con il Poser e la Piccolina in pausa sotto ai pini, la Bertux e la sottoscritta hanno proseguito verso la cascata numero 2, 

e poi, per soli 10 minuti aggiuntivi e qualche metro di dislivello, siamo arrivate alla terza, che la guida descrive come “maestosa”. 

A questo giro non potevamo che non essere d’accordo, la terza cascata lasciava senza fiato. E visto che c’erano spruzzi d’acqua come in una doccia, con la Bertux non abbiamo perso l’occasione di fotografarci in posa plastica. 

E proprio sotto la maestosa a conferma della strada cannata, abbiamo trovato l’indicazione che segnava l’hotel Toblhof a soli 10 minuti di cammino, ovviamente nella direzione opposta.

Facciamo così, la prossima volta la guida la teniamo noi.
Ritorno al parcheggio con rischio di allungare la tratta di 12km sulla statale, e assalto alla macchina che segnava 38 gradi. In pratica come stare a Casale Monferrato in pausa pranzo, con la differenza che qui, i parrucchieri si sono fermati al ‘75, basetta più, basetta meno.

Rientro trionfale in hotel col Poser immerso nei formaggi e mostarda per poi tornare alla skypool, tappa ormai consolidata nella routine quotidiana.
Cena in albergo con le ragazze e il Poser entusiasti per il buffet di dolci: peccato che i nostri vicini di tavolo festeggiassero gli anni e, in un impeto di generosità, ci abbiano ricoperto di fette di torta alla panna e frutti di bosco. Il Poser, per non essere scortese, si è finito le torte di tutti, tanto domani, alla merenda che termina alle 17 i dolci del buffet ci sono di sicuro. Per consolarsi ha chiesto una foto artistica con sfondo speck. Accontentato!



Programma per domani ancora incerto per via del meteo: se bello, escursione, se brutto, gita a Bressanone.

martedì 23 luglio 2019

Il trionfo della supercazzola

Mattinata oziosa in attesa di andare a camminare nei boschi con tanto di giretto in paese che ospita un mini market, una banca e una parrucchiera. Da qui si capisce come gira la vita a Terento: panza piena e piega fatta!
Pomeriggio all’insegna del Dottor Bosco, escursione freakettona guidata da una signora durigna e simpatica che si è presentata come LaMonica. Nostri compagni di avventura 3 coppie, due mariti con moglie e una mamma con figlia. Un trio, mamma, nonna e nipotina ha dato forfait prima dell’ingresso nel bosco. Diciamocelo LaMonica è per molti ma non per tutti.

Dopo aver salutato i rinunciatari che, secondo il Poser, sono andati ad affondare i denti nella grigliata mista del ristorante del paese, LaMonica ci ha  condotti alla scoperta del bosco, raccontando che in Giappone combattono la sindrome da burn out con una bella passeggiata tra pini e abeti. Poi, con gli occhi spiritati ha tirato fuori un piccolo tupperware in cui faceva bella mostra di sè un gruppetto di ortiche fritte. “Un regalo della natura” tutti increduli abbiamo odorato ma LaMonica ci ha invitato ad assaggiare le chips della natura. Il Poser, per non essere scortese, ha mangiato anche quella della Piccolina e poi ha chiesto la ricetta obbligando LaMonica a tradurla in tedesco. Si vede subito chi è il cuoco di casa...
Dopo la prova dell’ortica LaMonica ci ha incoraggiato a lasciare appesi al nostro albero i problemi e le preoccupazioni. Ho pensato che il povero albero non ci aveva fatto nulla. Siamo poi entrati nel vivo dell’azione  con LaMonica che ci ha chiesto di dividerci a coppie, uno scalzo e con gli occhi chiusi era guidato dall’altro che, scarpe ai piedi e occhi attenti, doveva supportare il partner nel sentire la natura sotto ai piedi entrando in comunione con il bosco e riscoprendo la magia e la curiosità dei bambini.
Noi chiudevamo la fila con la Piccolina che dopo 3 minuti diceva che le facevano male i piedi e il Poser che mi diceva pigna pigna rametto radice destra sinistra occhio trasformando l’esperienza in giochi senza frontiere. Cambio di coppie, io con la Bertux e il Poser con la Piccolina che, per movimentare la passeggiata, spingeva il Poser in mezzo a formicai e ortiche. Più natura di così!
Finale col botto con LaMonica che ci chiede di realizzare dei mandala. E qui è partita la competizione alla faccia dell’armonia: la sottoscritta, avendo l’artista in casa, pensava di avere la vittoria in pugno, ma mi sbagliavo di grosso. A corto di idee e con la testa alla piscina, la Bertux ha realizzato insieme al Poser una composizione scomposta e tristanzuola 


a cui il Poser ha cercato di dare una spiegazione pseudo filosofica sul posto dell’uomo nel mondo. Nonostante fosse palesemente una supercazzola LaMonica ha apprezzato moltissimo il nostro lavoro, e ha invitato tutti a fotografarlo. Il secondo mandala sembrava un centro tavola natalizio, 


il terzo, con forte accezione aziendalista, il logo della Deutsche Bank 

e l’ultimo l’esempio di minima spesa massima resa, in quanto si sono limitati a riempire di foglie e rami un tronco cavo. 


Ovviamente, per non essere da meno, hanno tutti improvvisato la supercazzola sulla scia del Poser, attribuendo significati di vita, morte, miracoli e amore al logo di una banca. Finale col botto con LaMonica che distribuisce infuso di ago di abete rosso, se non becchiamo lo squarauz oggi non lo becchiamo mai più.
Puntata canonica in piscina, cena in hotel serviti da una cameriera che parla pochissimo chiamata simpaticamente La Muta e chiusura al parco giochi.

Domani andiamo a Tures a vedere le cascate di Riva. Il Poser sta valutando se iniziare già la raccolta delle ortiche per far concorrenza a LaMonica.

lunedì 22 luglio 2019

Su per i monti col Zampetti

Questa mattina puntuali alle ore 9, siamo partiti dall’hotel per un’escursione al rifugio Hof-Alm, 500 metri di dislivello per 4-5 ore di cammino: “e che sarà mai” abbiamo pensato sabato quando ci siamo iscritti! Eccoci qua! Camera 304, i primi della lista, che si trova rigorosamente al bancone della reception. La vedi subito perché è quella che si trova sulla sinistra in rigoroso ordine cronologico (l’evento successivo è la degustazione di birra che ha avuto da subito molti più consensi). Ieri sera abbiamo notato che si erano aggiunti altri 4 temerari, 2 però si sono ritirati ieri a notte fonda perché alle 22 i nomi c’erano ancora e stamattina erano stati depennati. Probabilmente hanno pensato fosse meglio prepararsi spiritualmente per la degustazione piuttosto che saltellare per malghe con perfetti sconosciuti.
Comunque ore 9 in punto, oltre al pulmino dell’hotel, c’era la nostra guida Hans che ci aspettava. Nell’immaginario collettivo Hans è alto, biondo, muscoloso, di circa 30 anni e sicuramente si veste di rosso, come le guide che siamo abituati a vedere in Val d’Aosta.  Ed eccolo lì, il sosia di Giovanni di Aldo Giovanni e Giacomo, 72 anni portati splendidamente nell’impeccabile camicia a quadretti bianchi e verdi, con tanto di cappellino con visiera stile bocciofila abbinato tono su tono. Sicuramente lo veste la moglie, certi dettagli non fanno parte della sfera maschile. Nostri compagni di viaggio, coppia di mezza età di Abbiategrasso, lui identico al fu Alberto Castagna con accento alla Zampetti, lei insegnante di matematica da poco in pensione che tempesta da subito il povero Hans di mille domande. Dopo circa 10 minuti di strada e 150 domande, siamo arrivati all’attacco del sentiero. E visto che il povero Hans non parlava più, ci siamo messe noi a chiedere i nomi in tedesco del bosco. Io mi ricordo Wald (bosco) anche perché ad un certo punto pini, pini rossi, abeti e pigne avevano tutti lo stesso nome. Abbiamo anche imparato che pietra si dice Stein e abbiamo subito detto “facile, come in inglese stone” e Hans ci ha subito fregato con Schmetterling, farfalla, che con l’inglese butterfly non ci azzecca proprio nulla.

Quando poi il sentiero ha cominciato a farsi più difficile, venivano in mente altri nomi, in altre lingue, qui non replicabili.
Prima tappa al sasso del diavolo, che abbiamo guadagnato con estrema agilità per poi proseguire il cammino.

Il sasso del diavolo si chiama così perché- se ho capito bene- il diavolo l’ha messo lì con l’intento di farlo rotolare giù e demolire la chiesa a fondo valle. Ovviamente la chiesa è intonsa e il sasso, che è enorme, non si è mai spostato di un millimetro.
Hans ci ha portato in costa, in un sentiero panoramico stupendo. Ci ha detto anche tutti i nomi dei monti ma io ricordo solo la Marmolada perché il Zampetti continuava a dire che si vedeva anche da lì, gli altri per me erano tutti identici alla Grivola, per cui li andrò a cercare su internet per fare la figa coi colleghi quando torno in ufficio.
Finito il giro, Hans ci ha portato in una malga - che poi sono quelli che noi chiamiamo rifugi - e ci ha offerto da bere, forse perché finalmente noi avevamo smesso di fare domande e la Zampetti di cantare per distrarre la Piccolina dalla durata della discesa. Ora le chiedo quando prende all’ora, in caso di emergenza le pago anche il viaggio da Abbiategrasso.
Pranzo in hotel e relax in camera con la Bertux impegnata ad andare avanti con i compiti e la Piccolina a ripassare le tabelline, poi tutti in piscina.
A bordo piscina abbiamo visto la Zampetti che, faccia sul libro, ha fatto palesemente finta di non riconoscerci. Secondo me ci ha scoperti che la chiamiamo Zampetti...
Serata jolly per il Poser che si è lanciato nella degustazione di birre, peccato che il sommelier parlasse 15 minuti a birra in tedesco e 3 in italiano, mentre il sommelier parlava, il Poser beveva: risultato? Poser allegro allegro, è tornato in camera cantando l’Aida.

Domani andiamo a fare un’escursione nei dintorni. Il programma recita “passeggiata a piedi nudi nel bosco”, il dettaglio dei piedi nudi ci era sfuggito. Saremo la compagnia ideale per quelli che nel bosco cercano la pace.