sabato 17 agosto 2019

Ogni pensiero vola

Stamattina la sveglia è arrivata alle 6:36, con la signora in strada che urlava alla madre: “Ah ma, ma la televisione c’è?” In effetti, voler smarcare questo dettaglio fondamentale alle 6 del mattino pone un interrogativo di grande mistero. Noi però, invece di maledire signora, figlia e tv, abbiamo sfruttato la sveglia inattesa per fare due cose: la prima, uscire dal B&B di nascosto per scampare la colazione della signora Vilma, la seconda battere le orde barbariche di turisti al parco dei mostri di Bomarzo.
Confesso che questa resta un po’ una tappa obbligata per chi visita il territorio e, Poser conferma, ne vale la pena.
Recuperato lo scatolo sotto il B&B dopo la colazione dal taciturno signor Danilo, che invece lascia parlare le brioches, ed aver letteralmente strisciato perimetrando i muri per non farci beccare dalla Vilma, ci siamo diretti a Bomarzo.
Ore 9:40 facevamo i biglietti, ore 9:42 varcavamo la soglia del parco.

Il parco è stato progettato nel 1547 da PIer Francesco Orsini che, insieme all’architetto Pirro Ligorio pensò a un luogo con sculture enormi e grottesche per, a detta sua, mischiare l’arte con l’inganno.



Il parco infatti era pieno di massi e, non volendo l’Orsini investire in un percorso di boulder, preferì allietare i suoi ospiti con meno sport e più meraviglia. Furono poi i coniugi Bettini che, a metà del secolo scorso decisero di dare nuova luce al parco, tanto da essere poi sepolti nel tempio che ne domina la parte più alta.
Non pensarono però i Bettini che, a quasi 30 anni dalla loro morte, qualche burlone si rallegrava nel disegnare una mappa con percorsi raffazzonati e approssimativi, trasformando la scoperta della meraviglia in un percorso di orienteering. Non è raro vedere i visitatori tornare indietro girando due volte a destra sotto il tallone di Ercole, salire e scendere le scale della casa inclinata dicendo “Ma Nettuno non lo abbiamo già visto due volte??”.
Chissà che l’Orsini con l’amico architetto non si facciano ancora oggi delle grasse risate.
Al Poser è piaciuto di più in assoluto la casa inclinata, a pensarci bene, un’ottima soluzione agli ospiti sgraditi. 

Personalmente ho riscoperto la magia di camminare con la faccia all’insù per non perdere neanche una delle sculture ma soprattutto per dimostrare a chi ha disegnato la mappa che ci vuole ben altro per farci fuori.
Grande soddisfazione è stata anche quella di venire via quando la massa informe di mamme urlanti, borse frigo e macchine fotografiche marciavano solenni verso la prima sfinge. 
Tappa veloce a Marina Velca a prendere il pranzo da Daniela e poi via verso le Saline per fare il bagno al mare. Oggi non c’era troppo vento e la spiaggia era di nuovo vivibile.
Dopo un discreto ozio, abbiamo deciso di fare la strada che porta alle Saline 


di corsa, ma solo per poter cenare con kebab e street food la sera a Tarquinia Lido. 
Fine serata al bar Corsaro con concerto e gelato di Claudia: cosa chiedere di più?
Domani si torna a casa, le vacanze, come alcuni pensieri, volano via troppo presto.


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