venerdì 26 luglio 2019

Chiusura con sfiga

Chi, quando viene in Trentino, non pensa alle Dolomiti, ai boschi folti e pieni di mistero o ancora ai gelidi laghi di montagna che rispecchiano cieli incantati e vette innevate? Da buoni merenderos li abbiamo sognati anche noi, tanto da pensare di chiudere la vacanza col botto facendo un’escursione al lago di Braies. Il Poser aveva già controllato il percorso: 50 minuti in macchina e poi un panorama da cartolina.

Sennonché, stamattina ore 5 in punto, la Bertux ha cominciato ad accusare i primi malori, finiti nella febbricola che determina in modo trionfale la fine della vacanza con 24 ore di anticipo, rigorosamente nella farmacia del paese.
Il Poser e la Piccolina si sono dedicati al parco giochi con tanto di percorso di Kneipp per poi lanciarsi alla ricerca dei funghi nel bosco. La ricerca ha portato un paciocchino, un magnum bianco e un caffè al bar del paese.
Pomeriggio in piscina per il Poser e la Piccolina mentre la sottoscritta e la Bertux cercavano di abbattere la febbre con Tachipirina e film smielati su canale 5.

Domani si torna a casa, speriamo con più carica. 

giovedì 25 luglio 2019

I leggings di Ötzi

Svegliati di buona lena e accumulato il solito ritardo abbiamo constatato che l’albero del Poser gli ha mandato indietro l’ansia che gli aveva lasciato sui rami e, tra un “ragazze andiamo?” “Siete pronte?” e un “ancora un attimo che mi pettino, trucco, cambio la maglia” ci siamo messi in marcia verso Bolzano, guidati dallo spirito sacro della cultura. Direzione Museo Archeologico dell’Alto Adige. Arrivati in città abbiamo constatato che il sacro fuoco della cultura aveva contagiato almeno altre 150 persone che, in fila ordinata per 4, formavano una bella colonna umana che girava attorno al palazzo, tempo di attesa stimato 2 ore abbondanti, esattamente quelle che hanno trasformato il sacro fuoco della cultura nel sacro fuoco dello shopping e, con i saldi ancora in pompa magna, abbiamo fatto una strage.
Pranzo nel panificio Franziskaner, 

splendida panetteria con mini bistro che, attenzione attenzione, fa il pane al farro!! E così, finalmente la sottoscritta ha potuto affondare i denti nel pane dopo ben 7, e dico 7 giorni di semini a colazione e patate per accompagnare i secondi. San Francesco über alles!
Lasciato il panificio del santo in favore di San Footlocker - alla Bertux si sono rotte le scarpe - abbiamo tentato la scalata al museo di Ötzi e questa volta era vuoto!!
Fatti i biglietti e mollato lo shopping negli stipetti ci siamo lanciati alla scoperta della mummia venuta dal ghiaccio.
La storia narra di una coppia di alpinisti, marito e moglie, decisamente meno merenderos di noi che, tra una passeggiata sui monti e l’altra hanno trovato la salma di un uomo nei ghiacci. Una volta allertati i soccorsi, è scattato il toto età: Messner ha subito pensato che l’uomo avesse 500 anni, Kammerlander per non essere da meno, ha controsparato un altro numero al rialzo, poi ci si è messo uno studioso dicendo che quel cadavere apparteneva ad un vecchio prof di musica scomparso sui monti e prima che arrivasse il solito “sicuramente è mio cugino” storici e antropologi hanno datato la povera mummia: 5000 anni.
Il percorso del museo racconta non solo del ritrovamento ma partendo da quello che hanno trovato addosso a Ôtzi e da quello che gli han trovato nello stomaco, sono riusciti a capire che aveva mangiato carne di cervo e cereali- in pratica aveva gli stessi gusti del Poser - e si vestiva con leggings e perizoma. Ecco, su questo punto il Poser non si ritrova nel suo amico di 5000 anni fa.
Nell’ultima sala, la riproduzione scala 1:1 del nostro beniamino che, guardandolo bene, ha la stessa espressione del Poser quando suona coi Ghost.

Cena in albergo con il Poser che, ispirato da Ötzi, si è sparato una bistecca di cervo. A distanza di un’ora e mezza, il cervo è ancora seduto sul suo stomaco e temo che il Poser stia pensando a come evitare perizoma e leggings. 
Chiusura trionfale con semifreddo di lamponi che abbiamo scambiato per un quarto di prosciutto radioattivo, 




la Bertux ha dato forfait e la sottoscritta ha dovuto fare il bis. Domani ultimo giorno a Terento, se il tempo regge andiamo in esplorazione dei laghi. 

mercoledì 24 luglio 2019

La Maestosa

Partenza sprintosa questa mattina per aggredire le cascate di Riva: la Piccolina ha capito che prima partiamo prima torniamo in albergo, cioè in piscina, il Poser invece vuole tornare entro le 17 perché a quell’ora smettono di servire la merenda che per lui si traduce in formaggi e mostarde. La Bertux e la sottoscritta non hanno grandi opinioni in merito, l’importante è tornare a casa.
Arrivo a Campo Tures dopo una mezz’ora di macchina, “sarebbe la metà”, precisa il Poser, “se non ci fosse il limite dei 60”, ma vuoi mettere goderti montagne, mucche e trattori a quella velocità?
Lasciata l’auto nel posteggio, siamo partiti alla volta della prima tappa dell’escursione, il castello di Taufers 

che, per i motivi sopra citati, abbiamo preferito vederlo da fuori. 
Dopodiché, la guida diceva di prendere un pezzo di sentiero, tagliare per i prati, risalire un po’ ma non troppo e poi scendere fino a trovare l’albergo Toblhof. Sali, scendi, fai una giravolta, falla un’altra volta e ci siamo ritrovati a fondovalle nel percorso salutistico con i bagni alle braccia - tecnica micidiale de LaMonica - percorso di Kneipp

ma dell’albergo e soprattutto delle cascate, manco l’ombra. Il Poser ha poi confessato che ha preferito seguire il sentiero “A2 - cascate di Riva” piuttosto che leggere le indicazioni della guida: il sentiero però portava allegramente nel posteggio per i pullman dei merenderos, quelli che avevano saltato albergo e castello, in vista del bar sotto i pini e della salamella sopra al tavolo, prima di salire per 30, ben 30 minuti lungo il sentiero di San Francesco, quello, per capirci, che porta alle cascate di Riva.
Stanchi ma ormai determinati a raggiungere la meta, siamo saliti alla prima cascata, 

dove la Piccolina ha dato forfait, forse sperando di unirsi agli altri merenderos. Con il Poser e la Piccolina in pausa sotto ai pini, la Bertux e la sottoscritta hanno proseguito verso la cascata numero 2, 

e poi, per soli 10 minuti aggiuntivi e qualche metro di dislivello, siamo arrivate alla terza, che la guida descrive come “maestosa”. 

A questo giro non potevamo che non essere d’accordo, la terza cascata lasciava senza fiato. E visto che c’erano spruzzi d’acqua come in una doccia, con la Bertux non abbiamo perso l’occasione di fotografarci in posa plastica. 

E proprio sotto la maestosa a conferma della strada cannata, abbiamo trovato l’indicazione che segnava l’hotel Toblhof a soli 10 minuti di cammino, ovviamente nella direzione opposta.

Facciamo così, la prossima volta la guida la teniamo noi.
Ritorno al parcheggio con rischio di allungare la tratta di 12km sulla statale, e assalto alla macchina che segnava 38 gradi. In pratica come stare a Casale Monferrato in pausa pranzo, con la differenza che qui, i parrucchieri si sono fermati al ‘75, basetta più, basetta meno.

Rientro trionfale in hotel col Poser immerso nei formaggi e mostarda per poi tornare alla skypool, tappa ormai consolidata nella routine quotidiana.
Cena in albergo con le ragazze e il Poser entusiasti per il buffet di dolci: peccato che i nostri vicini di tavolo festeggiassero gli anni e, in un impeto di generosità, ci abbiano ricoperto di fette di torta alla panna e frutti di bosco. Il Poser, per non essere scortese, si è finito le torte di tutti, tanto domani, alla merenda che termina alle 17 i dolci del buffet ci sono di sicuro. Per consolarsi ha chiesto una foto artistica con sfondo speck. Accontentato!



Programma per domani ancora incerto per via del meteo: se bello, escursione, se brutto, gita a Bressanone.

martedì 23 luglio 2019

Il trionfo della supercazzola

Mattinata oziosa in attesa di andare a camminare nei boschi con tanto di giretto in paese che ospita un mini market, una banca e una parrucchiera. Da qui si capisce come gira la vita a Terento: panza piena e piega fatta!
Pomeriggio all’insegna del Dottor Bosco, escursione freakettona guidata da una signora durigna e simpatica che si è presentata come LaMonica. Nostri compagni di avventura 3 coppie, due mariti con moglie e una mamma con figlia. Un trio, mamma, nonna e nipotina ha dato forfait prima dell’ingresso nel bosco. Diciamocelo LaMonica è per molti ma non per tutti.

Dopo aver salutato i rinunciatari che, secondo il Poser, sono andati ad affondare i denti nella grigliata mista del ristorante del paese, LaMonica ci ha  condotti alla scoperta del bosco, raccontando che in Giappone combattono la sindrome da burn out con una bella passeggiata tra pini e abeti. Poi, con gli occhi spiritati ha tirato fuori un piccolo tupperware in cui faceva bella mostra di sè un gruppetto di ortiche fritte. “Un regalo della natura” tutti increduli abbiamo odorato ma LaMonica ci ha invitato ad assaggiare le chips della natura. Il Poser, per non essere scortese, ha mangiato anche quella della Piccolina e poi ha chiesto la ricetta obbligando LaMonica a tradurla in tedesco. Si vede subito chi è il cuoco di casa...
Dopo la prova dell’ortica LaMonica ci ha incoraggiato a lasciare appesi al nostro albero i problemi e le preoccupazioni. Ho pensato che il povero albero non ci aveva fatto nulla. Siamo poi entrati nel vivo dell’azione  con LaMonica che ci ha chiesto di dividerci a coppie, uno scalzo e con gli occhi chiusi era guidato dall’altro che, scarpe ai piedi e occhi attenti, doveva supportare il partner nel sentire la natura sotto ai piedi entrando in comunione con il bosco e riscoprendo la magia e la curiosità dei bambini.
Noi chiudevamo la fila con la Piccolina che dopo 3 minuti diceva che le facevano male i piedi e il Poser che mi diceva pigna pigna rametto radice destra sinistra occhio trasformando l’esperienza in giochi senza frontiere. Cambio di coppie, io con la Bertux e il Poser con la Piccolina che, per movimentare la passeggiata, spingeva il Poser in mezzo a formicai e ortiche. Più natura di così!
Finale col botto con LaMonica che ci chiede di realizzare dei mandala. E qui è partita la competizione alla faccia dell’armonia: la sottoscritta, avendo l’artista in casa, pensava di avere la vittoria in pugno, ma mi sbagliavo di grosso. A corto di idee e con la testa alla piscina, la Bertux ha realizzato insieme al Poser una composizione scomposta e tristanzuola 


a cui il Poser ha cercato di dare una spiegazione pseudo filosofica sul posto dell’uomo nel mondo. Nonostante fosse palesemente una supercazzola LaMonica ha apprezzato moltissimo il nostro lavoro, e ha invitato tutti a fotografarlo. Il secondo mandala sembrava un centro tavola natalizio, 


il terzo, con forte accezione aziendalista, il logo della Deutsche Bank 

e l’ultimo l’esempio di minima spesa massima resa, in quanto si sono limitati a riempire di foglie e rami un tronco cavo. 


Ovviamente, per non essere da meno, hanno tutti improvvisato la supercazzola sulla scia del Poser, attribuendo significati di vita, morte, miracoli e amore al logo di una banca. Finale col botto con LaMonica che distribuisce infuso di ago di abete rosso, se non becchiamo lo squarauz oggi non lo becchiamo mai più.
Puntata canonica in piscina, cena in hotel serviti da una cameriera che parla pochissimo chiamata simpaticamente La Muta e chiusura al parco giochi.

Domani andiamo a Tures a vedere le cascate di Riva. Il Poser sta valutando se iniziare già la raccolta delle ortiche per far concorrenza a LaMonica.

lunedì 22 luglio 2019

Su per i monti col Zampetti

Questa mattina puntuali alle ore 9, siamo partiti dall’hotel per un’escursione al rifugio Hof-Alm, 500 metri di dislivello per 4-5 ore di cammino: “e che sarà mai” abbiamo pensato sabato quando ci siamo iscritti! Eccoci qua! Camera 304, i primi della lista, che si trova rigorosamente al bancone della reception. La vedi subito perché è quella che si trova sulla sinistra in rigoroso ordine cronologico (l’evento successivo è la degustazione di birra che ha avuto da subito molti più consensi). Ieri sera abbiamo notato che si erano aggiunti altri 4 temerari, 2 però si sono ritirati ieri a notte fonda perché alle 22 i nomi c’erano ancora e stamattina erano stati depennati. Probabilmente hanno pensato fosse meglio prepararsi spiritualmente per la degustazione piuttosto che saltellare per malghe con perfetti sconosciuti.
Comunque ore 9 in punto, oltre al pulmino dell’hotel, c’era la nostra guida Hans che ci aspettava. Nell’immaginario collettivo Hans è alto, biondo, muscoloso, di circa 30 anni e sicuramente si veste di rosso, come le guide che siamo abituati a vedere in Val d’Aosta.  Ed eccolo lì, il sosia di Giovanni di Aldo Giovanni e Giacomo, 72 anni portati splendidamente nell’impeccabile camicia a quadretti bianchi e verdi, con tanto di cappellino con visiera stile bocciofila abbinato tono su tono. Sicuramente lo veste la moglie, certi dettagli non fanno parte della sfera maschile. Nostri compagni di viaggio, coppia di mezza età di Abbiategrasso, lui identico al fu Alberto Castagna con accento alla Zampetti, lei insegnante di matematica da poco in pensione che tempesta da subito il povero Hans di mille domande. Dopo circa 10 minuti di strada e 150 domande, siamo arrivati all’attacco del sentiero. E visto che il povero Hans non parlava più, ci siamo messe noi a chiedere i nomi in tedesco del bosco. Io mi ricordo Wald (bosco) anche perché ad un certo punto pini, pini rossi, abeti e pigne avevano tutti lo stesso nome. Abbiamo anche imparato che pietra si dice Stein e abbiamo subito detto “facile, come in inglese stone” e Hans ci ha subito fregato con Schmetterling, farfalla, che con l’inglese butterfly non ci azzecca proprio nulla.

Quando poi il sentiero ha cominciato a farsi più difficile, venivano in mente altri nomi, in altre lingue, qui non replicabili.
Prima tappa al sasso del diavolo, che abbiamo guadagnato con estrema agilità per poi proseguire il cammino.

Il sasso del diavolo si chiama così perché- se ho capito bene- il diavolo l’ha messo lì con l’intento di farlo rotolare giù e demolire la chiesa a fondo valle. Ovviamente la chiesa è intonsa e il sasso, che è enorme, non si è mai spostato di un millimetro.
Hans ci ha portato in costa, in un sentiero panoramico stupendo. Ci ha detto anche tutti i nomi dei monti ma io ricordo solo la Marmolada perché il Zampetti continuava a dire che si vedeva anche da lì, gli altri per me erano tutti identici alla Grivola, per cui li andrò a cercare su internet per fare la figa coi colleghi quando torno in ufficio.
Finito il giro, Hans ci ha portato in una malga - che poi sono quelli che noi chiamiamo rifugi - e ci ha offerto da bere, forse perché finalmente noi avevamo smesso di fare domande e la Zampetti di cantare per distrarre la Piccolina dalla durata della discesa. Ora le chiedo quando prende all’ora, in caso di emergenza le pago anche il viaggio da Abbiategrasso.
Pranzo in hotel e relax in camera con la Bertux impegnata ad andare avanti con i compiti e la Piccolina a ripassare le tabelline, poi tutti in piscina.
A bordo piscina abbiamo visto la Zampetti che, faccia sul libro, ha fatto palesemente finta di non riconoscerci. Secondo me ci ha scoperti che la chiamiamo Zampetti...
Serata jolly per il Poser che si è lanciato nella degustazione di birre, peccato che il sommelier parlasse 15 minuti a birra in tedesco e 3 in italiano, mentre il sommelier parlava, il Poser beveva: risultato? Poser allegro allegro, è tornato in camera cantando l’Aida.

Domani andiamo a fare un’escursione nei dintorni. Il programma recita “passeggiata a piedi nudi nel bosco”, il dettaglio dei piedi nudi ci era sfuggito. Saremo la compagnia ideale per quelli che nel bosco cercano la pace.

domenica 21 luglio 2019

Liebe Mamas Hund gemacht Hund

L’esplorazione è partita questa mattina alla volta del sentiero dei Mulini: la guida dice “perdetevi nell’emozionante e rigenerante sentiero dei mulini, ne vedrete ben 12!” Noi ne abbiamo trovato solo 1, posticcio, chiaramente messo lì per i turisti più merenderos di noi che poi dicono “va beh dai, almeno uno l’abbiamo visto” e tornano indietro.

Noi invece siamo andati avanti fino a trovare l’altra meta del sentiero, le piramidi di terra. 
Se si cerca su internet la genesi di queste formazioni si trovano spiegazioni sempre diverse: il cartello dice che si tratta di depositi morenici della “lunga” era glaciale fatti di ghiaia fine, i vari siti parlano di erosioni, altri tipo stalagmiti insomma, non è che ci abbiamo capito molto, ma ci sono piaciute un sacco!



Sentiero del ritorno con viandanti e cani rigorosamente germanofoni a cui immagino i loro padroni dicano: “Liebe Mamas Hund gemacht Hund” (amore cane della mamma fatto cane) perché diciamocelo, mica sarò solo io a dirlo a quell’amore cane della mamma fatto cane che è la Lara...

Pranzo in hotel con la Bertux innamorata delle zuppe tanto da chiedere le ricette in reception  - che per motivi a noi sconosciuti mostra il ritratto del sosia di Daverio - 

e la buona notizia è che sabato partiremo con un ricettario degno di Cracco che il Poser o la Nonna Lu, dovranno mettere in opera da ottobre in poi.
Se vengono bene, zuppa party a casa Poli: all welcome!
Pomeriggio a Brunico, paesino ridente della Val Pusteria con i geranei sui terrazzi, non un filo d’erba fuori posto, e tutti - ma proprio tutti - i negozi rigorosamente chiusi. E ragionandoci su, come fanno ad avere i geranei sempre fioriti, i balconi stupendi se la domenica lavorano?!? Appunto.
Breve tappa al Lidl per prendere generi di conforto per l’escursione di domani e poi tutti in hotel per skypool e cena.
A questo giro “ti spaccio la famiglia” non c’era, rimpiazzato dalla versione riccia di Richard Cunninghan di Happy Days, che ha tentato di dirci che il primo piatto di domani sera (la scelta del menu è ormai tradizione) è formato da gnocchi di patate, polenta e funghi. Tutto assieme. Abbiamo sentito tra i monti l’urlo di Cracco e dopo aver visto le nostre facce perplesse ha preferito chiedere. Eh no, scusate, gli gnocchi sono di polenta. Benissimo, ne segniamo 3. La Piccolina lì prende “al bianco”, grazie.
Fine cena gaiardo con tentata passeggiata al paese. 3 secondi dopo tornavamo in camera. Ma sì dai. Andiamo domani.
Domattina ore 9 ci aspetta Hans, la nostra guida, per un’escursione qui nei dintorni.
Noi nel dubbio ci siamo già messi nello zaino quintali di cioccolato. 

sabato 20 luglio 2019

I buoni consigli di Killian

Mattinata all’insegna della cultura prima della partenza per Terento: prima tappa, bar sotto i Komodo Apartments dove abbiamo carpito al pizzaiolo il segreto della focaccia alta e soffice (lo svelo per €5, scrivetemi in privato) seconda tappa, il Castello del Buonconsiglio.
Il Castello del Buonconsiglio è una costruzione enorme che si è evoluta nei secoli. Ogni vescovo che ci si trasferiva trovava l’esistente troppo piccolo, troppo poco esposto a Sud, Ovest, Est, troppo colorato, poco affrescato, troppo bianco che spara o troppo nero che sfina con l’esito finale di essere andati avanti così fino al 1800 quando gli Austriaci, stanchi di interior designer, arredatori e istruzioni IKEA, hanno deciso di farci una caserma ammazzando tutta la creatività. Cento anni dopo, i trentini se lo sono ripreso trasformandolo in un museo, che ospita mostre permanenti con reperti che abbracciano la preistoria, il medioevo, e altre mostre temporanee tra cui una dedicata a Cesare Battisti che proprio lì ha trovato la morte.
Tra le sale visitate, una ha attirato la nostra attenzione, quella dedicata ai paramenti sacri: il cardinale di turno doveva indossare vesti spesse come un tappeto persiano il giorno del santo patrono che si festeggia il 13 agosto. 


Passi che probabilmente non c’erano i 45 gradi di oggi ma si può immaginare che ad ogni festa passata e ad ogni santo gabbato, il porporato di turno, sotto i 50 chili di veste, iniziasse a pensare al prossimo restauro dopo aver tirato giù tutti i santi del paradiso.
Chiusa la pausa culturale a causa del limite scandito dal parchimetro, ci siamo diretti a Terento, dove alloggeremo fino a fine vacanza.
A Terento stiamo in un hotel pazzesco, il Terentnerhof, che alle ragazze piace perché c’è la skypool, a me perché è affacciato sulle montagne e al Poser perché, essendo pensione completa, non dovrà cucinare.
Qui al Terentnerhof sono organizzatissimi: alle 15 del pomeriggio ti chiedono cosa vorrai mangiare a cena il giorno dopo, e alla reception ci sono già i programmi per le escursioni di lunedì. Il Poser, per non saper né leggere né scrivere si è già segnato per la degustazione delle birre locali: lunedì ore 21, non chiamatelo, non ci sarà per nessuno.
Durante la cena - spettacolare- abbiamo radiografato ospiti e camerieri, questi ultimi tutti giovanissimi. Nell’ordine abbiamo beccato: uno che sembra l’attore di “ti spaccio la famiglia” non il figo, quello a cui gonfiano i testicoli dopo il morso del ragno, uno con enormi bretelloni a cui non abbiamo ancora piazzato un nome e poi lui, il sosia di Killian di C’era una volta (anche qui, se volete il nome dell’attore sono altri 5€, altrimenti mettetevi comodi e sparatevi i 140 episodi delle 7 stagioni), quello che “per me è troppo grande” dice la Bertux ma per il quale imparerebbe volentieri il tedesco. Per chiudere in bellezza, dal tavolo in fondo alla sala, spiccava allegra una polo color salmone indossata da Butthead di Beavis and Butthead. Sarà stata la mousse con una leggera gelatina al prosecco ma questa cena alla ricerca del fidanzato per la Bertux ci è piaciuta assai. Domani andiamo in esplorazione: strano ma vero, anche all’organizzatissimo Terentnerhof la domenica non organizzano niente.

venerdì 19 luglio 2019

Il ritorno alla marmotta

La giornata è iniziata con la colazione nella cucina “precisetti”: ogni cassetto che apri è meticolosamente ordinato, ogni scopa, secchio, mocio ha il suo posto, se sbagli, ti tagliano le mani. Per non rischiare, ho preferito scattare una foto, così se ci interrogano siamo preparati.



Ma non solo: se sbagli la differenziata sono €10 di multa. Mi chiedo se quando andiamo via ci sarà qualcuno che tirerà fuori, rifiuto per rifiuto, la roba dal sacchetto.
Dopo la colazione ci siamo diretti al MUSE, uno dei più bei musei che abbia mai visitato.
Con la Bertux eravamo venute 4 anni fa, ma siamo tornate volentieri, principalmente per rifare la foto con la marmotta, perché quando una cosa viene bene, si ripete!



Al MUSE abbiamo parlato con una guida del museo di tassidermia, ossia quella tecnica che permette di conservare gli animali nei musei utilizzandone principalmente solo la pelle: in pratica, il MUSE espone solo animali che vengono trovati morti, di questi vengono recuperate le pelli che vanno a rivestire dei manichini in plastica. Abbiamo poi scoperto che la cacca dell’orso è uguale al salame al cioccolato, 


che gli uomini primitivi accendevano gran fuochi ma parlavano poco e che già quando eravamo primati evoluti, gli uomini venivano cazziati dalle mogli perché guardavano le altre - segue evidenza fotografica.

La Bertux ha avuto la sua grande rivincita sulla torre di Hanoi: a questo giro, in soli 20 minuti, ha risolto il rompicapo. Confesso di aver guardato su internet la soluzione nel caso i 20 minuti fossero diventati 30...
Dopo quasi 6 ore al museo ci siamo diretti verso casa, ognuno con le sue considerazioni: i photobombing alla marmotta, il caldo della sfera tropicale, il povero geologo che si impappinava nella presentazione e la pasta al sugo della caffetteria che non è proprio come quella che fa papà.
Per controbilanciare il pranzo la Piccolina ha optato per il sushi salmon e noi a ruota a mangiare lo stesso identico sushi di sampierdarena: ma vuoi mettere con l’aria di montagna?
Serata tranquilla al parco giochi de Le Albere con la sottoscritta che cerca di capire il prezzo al mq delle case, la Piccolina che si lancia con la carrucola e la Bertux che regala pose plastiche. 

Il Poser invece si gode il bellissimo paesaggio.


Domani ci spostiamo a Terento.
E no, non è un gioco di parole.
Giuro.


giovedì 18 luglio 2019

Inizio epico

Siamo arrivati a Trento dopo un viaggio epico fatto di code, incendi in autostrada, incidenti e tamponamenti vari. E ogni volta che il Poser diceva, dai che ora si va, Google maps rispondeva eh no, aspetta e vedrai!
E quindi, dopo sole 6 ore per 400km scarsi, pausa pranzo con gioco inclusa,



siamo finalmente giunti a destinazione. Insomma, giunti alla prima tappa del nostro viaggio. Siamo a Trento, nel quartiere ridisegnato da Renzo Piano (ma perchè le cose belle le fa solo lontano da Genova?!?) con la missione di andare al MUSE, il museo delle scienze di Trento che noi abbiamo già visto ma la Piccolina no.
A Trento alloggiamo ai Komodo Apartments, mini appartamenti pazzeschi fatti apposta per chi come noi ci sta poco. Qui c’è proprio tutto, il garage sotterraneo, la cucina arredata e corredata che mia madre non ripulirebbe da cima a fondo perché luccica già di suo, le tende oscuranti elettriche e lo specchio che ti fa magra!


La stanchezza del viaggio ha avuto la meglio sull’impeto culturale e ci siamo limitati a pagar visita al Forsterbräu dove la Bertux e il Poser si sono sfidati a colpi di stinco. Al ritorno la Bertux ha ricordato, con grande orgoglio di mamma, la statua che si indica la chiappa e il sottopasso per tornare all’appartamento: che dire, piuttosto che niente, meglio piuttosto!

mercoledì 10 luglio 2019

Monkeys are back



Ebbene sì, le scimmie sono tornate. Dopo un anno di pausa, in cui il Poser ha detto sì, la Bertux e la piccolina hanno portato fiori e fedi, siamo pronti ad entrare in azione.

Quest'anno andremo alla conquista del Trentino, prima tappa Trento e poi Terento alla scoperta della Val Pusteria con le mille funivie, le ferrate (forse) e il vino (il Poser) che con 3 donne ne avrà bisogno.

Si parte il 18 luglio.

Stay tuned.