sabato 22 luglio 2017

Trullallero trullallà

Oggi cultura. Nonostante il mare ci piaccia un sacco, non potevamo partire senza aver visitato Alberobello.
Partenza quasi secondo programma, navigatore lanciato e Poser alla guida con colonna sonora scelta parzialmente dalle bambine. Siamo passati dai lynyrd skynyrd a Gabbani, per varcare le soglie del posteggio con Despacito, il Poser ha spento la radio come ha abbassato il finestrino. Come rocker deve difendere la sua reputazione, anche fuori porta.
Posteggiata la macchina e arginata la prima botta di caldo della Bertux, ci siamo diretti verso Alberobello.
La cittadina è estremamente organizzata, pulita, e fondamentalmente divisa in due parti: la parte storica e la parte residenziale. La parte storica, chiamata Rione Monti, è un dedalo di viuzze intrecciate, scorci pittoreschi e, ovviamente trulli. 



Tutti i trulli aperti ai turisti vendono artigianato locale, dalle presine a forma di trullo, ai mini, midi, maxi trulli in ceramica, in pietra, in pasta di pane etc, i fischietti e i liquori.
Visto che la Bertux canta la colonna sonora di Oceania da tre giorni, ho pensato sinceramente di spararmele tutte in ordine di colore partendo dal rosa.
Mi ispira.


Tutti ci hanno invitato ad entrare nel loro trullo:
c'è chi ci ha spiegato come venivano costruiti, 


chi ci ha mostrato il terrazzo 



e chi il soppalco.


In generale domina la cortesia e la gentilezza. Wikipedia ci ha spiegato che i trulli erano costruzioni temporanee di agricoltori e venivano usate come ripari o come casotti per gli attrezzi, nel mentre il Poser controllava i capelli nello specchio di un trullo-negozio, non si sa mai, passassero le groupie...


Una signora di un trullo-gioielleria ci ha spiegato che i simboli dipinti sopra ai tetti sono di origine pagana o cristiana, come la croce ad albero che unisce i tre mondi (celeste, terreno e degli inferi) o il cuore trafitto di Maria. Quest'ultimo mi sembrava più uno di quei paciughi che si facevano al telefono quando si chiamava il fidanzatino del liceo. 


Per evitare lo sfottò, c'è chi l'ha modificato trasformando la freccia nel simbolo dell'infinito, secondo la Bertux o ali secondo me.


Onestamente parlando, era meglio prima.
La nostra esplorazione è stata interrotta dal pranzo. Alberobello offre numerosi ristoranti con menù turistici a buon mercato ma noi abbiamo preferito affidarci ad una gastronomia che offriva panini e focacce ripiene "come desiderate voi".


La focaccia base qui ha i pomodori freschi oppure le olive, a cui va aggiunta la stracciatella (formaggio morbido), salumi e verdure. Un botto.
Finito il pranzo, siamo andati alla ricerca di un caffè per il Poser per poi andare alla scoperta del trullo sovrano.


Il trullo sovrano è il trullo più grande di Alberobello. Patrimonio dell'Unesco, appartiene ad una famiglia del luogo che se lo tramanda di padre in figlio dal 1700.
L'ultimo erede, uomo bellissimo e benestante, ci assicura la signora dentro al trullo (palesemente innamorata dell'ereditiere belloccio), lascia che i turisti lo visitino in cambio di un mini biglietto d'ingresso. Il ricavato dei biglietti viene utilizzato per piccole opere di manutenzione e restauro.
Nell'enfasi del racconto, una chiara dichiarazione d'amore, si è lasciata scappare che il bellone è tal quale al nonno. Il nonno, vanesio come il Poser, era tornato da una vacanza in America, e siccome aveva imparato a fumare, aveva fatto ritoccare la sua foto facendosi aggiungere la sigaretta in bocca.


(quasi meglio di Photoshop).
Nel caso ve lo chiedeste, ebbene sì, anche l'erede è vanitoso - a questo punto la Signora aveva gli occhi a cuore.
Le particolarità del trullo sovrano sono due: la prima è che ha due piani, la seconda è che è stato costruito usando anche la malta, mentre gli altri sono a secco.
Il piano di sotto ospitava le cucine e la sala di rappresentanza, 


Quello di sopra, accessibile da una scala ricavata nell'intercapedine (genialata del progettista) 


la camera degli ospiti riattata a sala tessitura. Evidentemente il nonno sarà stato anche figo, ma non particolarmente simpatico.
Le camere da letto fanno parte di un'ala di 90mq abitata da privati e non visibile al pubblico.
Sulla strada del ritorno, con una Bertux quasi sconfitta dai 39 gradi ventilati del luogo, abbiamo sbirciato la Basilica dedicata ai santi Cosmo e Damiano.


La chiesa è stata costruita nel 1635 quando Giangirolamo Acquaviva d'Aragona ha introdotto il culto dei due santi, e successivamente ampliata nel 1882 dall'architetto Currì. Tanto maestosa e affascinante dall'esterno, tanto scarna e minimale all'interno 


La nostra visita è proseguita verso il centro della cittadina per un ultimo scatto a questa meraviglia, anche se da qui, abbiamo convenuto, po' ricordava  il villaggio dei puffi. La Piccolina ha precisato che i puffi vivono dei funghi.


Breve tappa a casa per doccia e cena per poi tornare un'ultima volta ad Ostuni.
Inutile dirlo, Ostuni ci ha preso il cuore.
E questa sera, la piazza era invasa da bancarelle che offrivano assaggini di taralli, miele, liquori e salumi.


Ostuni ci ama.
Per non far torto a nessuno, le bimbe hanno assaggiato il miele alla Nutella, seguito subito dopo dalla "salamella da passeggio". Paese che vai...


Chiusura in bellezza con Poser in posa sopra lo slogan "bellinfusto"


E poi via verso l'ultima notte a Carovigno.
Domani rotoleremo verso sud, direzione Lecce. Di qui ci mancheranno molte cose, la Signora Maria, che ci saluta sempre, il bar Transit, aperto 24h su 24, e lui, il re del mobile, il più brutto cartellone pubblicitario della zona


che, tra una corona e un ulivo, ci ha indicato sempre la strada di casa.






Nessun commento:

Posta un commento