Partenza da record con la sottoscritta che segna un bel 6 nell’elevator challenge - ecco di seguito evidenza fotografica -
La città è esattamente come la immaginavamo, curatissima, sembra di entrare in una cartolina: canali, la solita scialla olandese, house boat,
amori cani di altre mamme fatti cani (che accarezziamo tutti, nessuno escluso) e tripudio di ristoranti etnici.
Visto che abbiamo poco tempo, andiamo a visitare la casa di Rembrandt che non esiste più, c’è solo una targa in un quartiere residenziale, senza ahimè amori cani in giro. Davanti alla casa con targa, c’è una piazza dedicata al pittore con alcuni cenni storici.
Scopriamo che il papà di Rembrandt aveva numerosi appartamenti e la nonna per un periodo è stata proprietaria di un mulino. Insomma diciamo che non se la passava proprio male finché viveva a Leiden. La cittadina è sede di università, musei e di un meraviglioso giardino botanico, che decidiamo di visitare. Lasciata piazza Rembrandt con il dubbio che quello in linea d’aria fosse proprio il mulino della nonna, varchiamo la soglia del giardino botanico per ammirare le piante da tutto il mondo.
Alcuni dei cacti esposti sono identici a quelli che abbiamo sul terrazzo in via Burlando e la zona dedicata alle piante tropicali ci portano dritti dritti in via Burlando, col caldo soffoco e umidità a manetta, apprezzabili dalle 8 del mattino alle 10 di sera, con o senza pisciata di Joy.
Terminata la visita, siamo tornati in direzione mulino della nonna di Rembrandt per il tradizionale test del Mc Donald all’estero. La Piccolina ha trovato il burger gluten free, mentre gli altri hanno avuto modo di confermare che qui si mangia come in via XX, eccezion fatta per il tea alla pesca, che qui non esiste ma viene miseramente sostituito da una bevanda gassata al presunto gusto di limone, che la Piccolina si fa andare bene.
Ripartiti dal Mac, andiamo in stazione per prendere il treno verso Amsterdam Centraal.
Arrivati in città, ci siamo diretti verso la Noorderkerk, una chiesa protestante situata nel cuore di Amsterdam. Costruita nel XVII secolo, è uno dei migliori esempi di architettura protestante olandese ed è famosa per la sua pianta a croce greca. La chiesa, restaurata di recente, ospita mostre e concerti, tra cui la mostra immersiva "Vincent meets Rembrandt: the Untold Story". L’idea di base non è affatto male e parte da come Van Gogh si sia ispirato a Rembrandt durante il suo soggiorno ad Amsterdam e come l'arte del maestro olandese abbia influenzato la sua opera. La parte veramente immersiva sta nei cuscini buttati a terra che conciliano una super immersione, quasi nell’onirico, anzi, nel “morfeico”. Noi a questo giro ci siamo fatti “mangiare il belino dalle mosche” e invece di svaccarci sui cuscinoni, abbiamo posto le stanche chiappe su sedie improponibili di velluto, scomode e dure. Peggio di noi quelli delle file dietro, che le chiappe le hanno messe sulle panche di legno. Lo spettacolo dura 40 minuti, con voce narrante un po’ soporifera che la tira un po’ alle lunghe sull’ammirazione di van Gogh per Rembrandt. La leggenda narra che entrambi, seppur in epoche diverse, abbiano transitato per la chiesa, evitando però di lasciare un segno tangibile delle loro opere. Quindi dobbiamo fidarci e basta.
Terminata l’esperienza, il Poser e la Piccolina sono tornati in hotel, mentre la sottoscritta e la Bertux si sono avventurate alla ricerca di un pop store - o qualcosa del genere - dove la Bertux è andata in missione per trovare delle action figure cinesi. Mettiamola così: l’Asia o se la magna o la mette in bella mostra.
Ritorno in albergo per segnare 7 alla elevator challenge- inizio a temere di essere la sola a farla
e cena super light in hotel.Domani andiamo a Utrecht, sopravviveremo al Hoog Catharijne?
Nessun commento:
Posta un commento