giovedì 27 luglio 2023

Per un pugno di semi

 Animate da spirito gretathumberghiano abbiamo aderito all’iniziativa Pro Tomorrow promossa dal nostro albergo. In cambio di una pulizia della stanza in meno, che si traduce in minor consumo di energia e acqua, l’hotel ti corrisponde un piccolo regalo che trovi appeso alla porta, in un sacchetto rigorosamente di iuta. Dopo aver notato sacchettini iutati penzolare qua e là, abbiamo pensato che fossero pieni di prodotti per la skin care vegan o comunque rispettosi dell’ambiente. Questa mattina, tutte gagliarde, abbiamo aperto il nostro sacchettino per trovarci dentro una mela e dei semi di fiori “summer” in una busta, quelli, per capire, che quando fai l’esperimento alle elementari con cotone e acqua, non crescono mai, alla faccia del tuo compagno di banco che ha preso i semi di pomodoro dall’orto del nonno.



E sulla scia degli esperimenti, ci siamo metropolitanati al Museo delle Illusioni, giusto perché a Genova non mi ci avrebbe portato nessuno e perché qui i bambini non pagano. 

Il nostro ingresso era fissato per le 10 e abbiamo scoperto che proprio alle 10 apriva il museo: come si addice ai paesi nordici, porta chiusa fino alle 9:59 e fila ordinata davanti alla porta d’ingresso. Una volta entrati, posati gli zaini, abbiamo iniziato l’esplorazione di un museo perfetto per la gita delle elementari, il premio delle maestre dopo avere portato a termine il lavoretto delle piantine. 

Davanti a noi, coppia marchigiana molesta formata da madre over 50 e figlia over 20 che, armate di bastone da selfie, bloccavano per minuti e minuti le postazioni delle attrazioni, ritrovandocele letteralmente sempre tra i piedi e perennemente presenti nelle nostre foto.



A placar cotanta maestria di selfie evoluti, è entrato in gioco un ragazzo dello staff che, limando le s ad uno spagnolo palesemente imparato alle medie, ha fatto capire alla coppia social come si usava una delle attrazioni più difficili da fotografare, velocizzando così la coda di tutti quelli in attesa che pregavano l’azzeccasse alla prima.

Mitica la sala del piccolo-grande (non mi ricordo il nome ma questo rende l’idea) e quella delle vertigini, che però non ha scoraggiato la coppia molesta, vista entrare e uscire più volte dopo aver seminato il sedicente spagnolo dello staff.

















Usciti dal museo con qualche illusione in più siamo andati a fare nuovi esperimenti dal negozio “tutto a 1€”, che però a 1 euro ha ben poco, forse i cerotti e qualche caramella sgrausa che abbiamo ovviamente comprato “così le assaggiamo che da noi non le vendono”.

Dopo l’euroshop ci siamo diretti al jumper shop - ossia Primark - dove la sottoscritta ha comprato un maglione a strisce bianche e nere in puro acrilico entrando direttamente nella “maglione a righe hall of fame” che accomuna tutti i turisti del “mi porto solo una felpa” in visita a Berlino.

Pausa pranzo da “Five guys” dove siamo stati serviti da cassiere romano in incognito che credo abbia fatto aggiungere al nostro ordine insalata, alla carne della Piccolina e una manciata di patatine in più.

Con le panze piene e i capelli inumiditi dalla pioggia- da bravi berlinesi in prova evitiamo gli ombrelli a favore di cappuccio - siamo andati a visitare la torre della televisione di Berlino (Berliner Fernsehturm) dove sono posizionate le antenne trasmittenti radiotelevisive.


Una volta entrati, abbiamo trovato pochi cenni sulla storia della torre - cosa che non va giù al Poser - ma un sacco di attività extra: dalla realtà virtuale ai souvenir fino alla possibilità di prenotare una cena panoramica, salendo verso la pizza gourmet ad una velocità di 6 metri al secondo.

Il Poser non si arrende e consulta Wikipedia:  alta 368 m è la costruzione più alta di tutta la Germania e la quarta costruzione più alta d'Europa. È stata eretta tra il 1965 e il 1969 dalle Poste tedesche della DDR e, precisa il Poser, la gente di Berlino Est si poteva succhiare solo quel canale lì. Niente Italia 1, Retequattro, Colpo grosso e Topazio, ha aggiunto per chi non avesse capito il concetto alla prima.

Una volta in cima, la vista è notevole: gli uomini si fanno piccoli piccoli, le auto diventano formichine tutto si riduce, anche la Madonna di Tortona, ma il centro commerciale di Alexanderplatz no, quello rimane a grandezza naturale anche da centinaia di metri di altezza.









Fatte foto di rito e preso ispirazione per le gite di domani- se la giocano il museo della Stasi e i giardini del mondo - siamo scesi dalla torre e abbiamo diviso le truppe: Poser e Piccolina verso hotel, Bertux e sottoscritta verso una fumetteria. 

Ovviamente il secondo gruppo si è perso subito, per scoprire casualmente un angolo di Berlino stravagante e affascinante. 





Siamo arrivate a Scheunenviertel, un piccolo quartiere di artisti, gallerie, tatuaggi e bevitori, che ospita anche un cinema, proprio a due passi dal regno dello shopping (un altro) - in cui siamo tornate subito alla ricerca della suddetta fumetteria. Di fumetterie alla fine ne abbiamo trovate 2, e dopo un giro simil veloce - la Bertux - e l’attesa fuori - la sottoscritta - abbiamo letteralmente arrancato verso la metro di Alexanderplatz, visto che la nostra fermata sulla linea 2 era inagibile.

Pausa in hotel per ripartire alla caccia del ristorante in una Berlino che suggeriva di cenare in albergo vista la pioggia battente. Ma noi no. Ultimo sprazzo di energia spinta dal “qui ci pelano” siamo ruzzolati nell’unico ristorante che aveva posto: “Casa Italia”, con tanto di foto della Loren di 60 anni fa, Colosseo e Torre di Pisa, mancava la gondola che si illumina e l’adesivo di Little Big Italy per chiudere in bellezza.

Domani andremo al museo della Stasi e a visitare (e pranzare) al RAW, sperando che non diluvi.




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