Altro giro al Pro Tomorrow, altra mela con semi. Stasera niente sacchetto in iuta e domani salviette nuove e camere in ordine.
Questa mattina Berlino ci ha accolti con la solita pioggia londinese e quei 13 gradi, condizioni ideali per visitare il museo della Stasi. Il museo è collocato in quello che era il centro direzionale della polizia istituita nel 1949 dall’SDE, l’allora partito socialista unificato della Germania.
Il museo è enorme e nonostante l’allestimento “classico” (foto e targhetta, qualche teca) rende perfettamente l’idea di come operasse l’organo istituito a garanzia di preservare l’ordine nella Germania dell’Est.
Ai piani superiori, sono preservati uffici, sale riunioni,
cimici, documenti e tutti gli strumenti utilizzati per spiare la popolazione. D’altro canto, l’SDE offriva ai cittadini case con riscaldamento, acqua calda e bagno in house, a patto di sottostare alle regole e non guardare ad un occidente ritenuto luogo di perdizione e causa di tutti i mali, perfino dei fallimenti dell’economia orientale.
I metodi della Stasi erano brutalmente affascinanti: ai “contropensanti” veniva fatta ogni sorta di nefandezza per portarli letteralmente alla follia: cambiare la disposizione dei mobili dalla notte al giorno, sostituire le bustine da the e altre “piccole” cattiverie come essere licenziati in tronco o dar evidenza di improbabili tradimenti del coniuge, portando il malcapitato alla follia e a volte anche al suicidio. Riflettendo sulla lucida follia di alcune azioni e ovviamente condannandole, siamo però giunti all’amara conclusione che se ci avessero spostato i mobili in casa forse ne avremmo perfino beneficiato visto il casino che a volte domina da noi.
Usciti dal museo, siamo stati colti dalla tempesta tropicale in puro stile monsonico che ha scoraggiato il Poser e la Piccolina ma non ha fermato la sottoscritta e la Bertux dirette da Noumi, ristorante di matrice asiatica trovato su Instagram, con cucina fusion e camerieri bellocci stile BTS.
Tornando verso la metro, abbiamo scoperto una mostra d’arte intitolata “The Princesses are back” opere dello scultore Johann Gottfried Schadow. Narra la storia che nel lontano 1793, le Principesse Luisa e Federica di Meclemburgo-Strelitz incontrarono "per caso" il prussiano Re Federico Guglielmo II al Teatro di Francoforte sul Meno. Il re rimase colpito dalla grazia e dal fascino di Federica e di sua sorella Luisa.
Fatti i suoi conti e i suoi riporti, Re Federico Guglielmo scelse la Luisa mentre suo fratello minore Federico Luigi Carlo prese la Federica. Alla Luisa andò decisamente bene, ebbe un matrimonio felice e vissero felici e contenti. Più scalognata invece la Federica che si sposò tre volte per trovare la felicità. Più sfigato di tutti però era lo scultore Schadow che in tutto questo scenario di grazia e bellezza a lui era consentito solo guardare (e non toccare) per cui negli anni continuò a scolpire le sorelle reali, realizzando i capolavori esposti oggi a Berlino.
Abbandonata completamente la speranza, negli ultimi anni si è applicato a scolpire Patrick Swayze e il nostro amico Osso.
Ricongiunta la truppa, ci siamo recati al RAW Tempel, un’area che nel 1867 era adibita a riparazioni ferroviarie e, cento anni e un pezzetto dopo, è diventata un luogo di incontro di artisti, di varie espressioni d’arte e non. Qui si ritrovano digital artist, appassionati di arrampicata, label musicali e fanatici dello skateboard che, con 5€/giorno possono saltare su e giù da rampe, ringhiere, scalini e scalette. L’area ospita anche una piscina (che non siamo riusciti a trovare!!!) diversi bar, club (tra cui il famoso Cassiopea) e una fabbrica della birra.
Il Poser, per rendere omaggio al luogo, si è tracannato due birre, lasciando a malincuore la terza (avevano solo 3 “gusti”) dopo aver accompagnato la seconda con un brezel gommosetto di chiara provenienza Lidl.
Stop di rito da Humana - qui è pieno per la gioia delle ragazze e poi verso l’hotel.
Pausa per ricaricare le pile e cena tranquilla in house: domani andremo a vedere la chiesa di Kaiser Wilhelm e faremo ultimo giro per strade e negozi. Si teme acquisto di zaino extra.
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