mercoledì 26 luglio 2023

Maranza International

 In previsione della chiusura per restauro in autunno del museo di Pergamo, la sottoscritta ha deciso di acquistare i biglietti con largo anticipo per cogliere l’opportunità di visitarne le opere. Ad ottobre il museo chiuderà per quasi 4 anni e ho pensato di sfruttare l’occasione per vedere la via della processione di Babilonia. L’esperienza insegna che non sempre il fascino del museo orientale può contagiare, per proprietà transitiva, tutti i membri della famiglia, ma sicuramente abbiamo avuto la possibilità di vedere qualcosa di straordinario. Il museo di Pergamo sorge su quella che viene chiamata l’Isola dei musei, un’area della città ricca appunto di musei, mostre permanenti e non.








Il Museo di Pergamo, comprende tre diverse realtà: la Collezione delle antichità classiche (in mostra anche nell’Altes Museum), il Museo delle antichità del vicino Oriente e il Museo di arte islamica. 

Afferma il Poser che è di fatto frutto di saccheggi magistrali, che comprendono l’altare di Pergamo, capolavoro dell’epoca ellenistica, la Porta di Mileto, esempio di architettura Romana e la straordinaria Porta di Ishtar, il grandioso portale interamente ricoperto con tasselli di ceramica blu, che nel VI secolo a.C. dava accesso alla città di Babilonia.

Mettiamola così, dovendo arraffare, hanno arraffato bene, a volte anche preservando queste opere da distruzione certa, visti i conflitti che dilaniano alcuni dei Paesi di provenienza.

Al piano di sopra troviamo il Museo d’arte islamica che, tra le tante opere, ospita una serie di preziosi tappeti provenienti da Iran, Asia minore, Egitto e Caucaso. 





Lì troviamo anche una copia del Codice di Hammurabi, una delle più antiche raccolte di leggi scritte, risalente al XVIII secolo a.C. e appartenente alla civiltà babilonese.



E dopo un “occhio per occhio e dente per dente”  contempliamo la stanza di Aleppo,  ricostruzione della camera di un mercante siriano della città di Aleppo nel XVII secolo, dove, in nome di un’ospitalità sacra, troviamo sui muri versetti arabi e persiani, piante, creature mitologiche e figure umane: così con l’ospite si andava sul sicuro, se non gli piacevano i fiori, si godeva un bel leone alato con zampe di gallina o un serpente con zampe di rapace, squame e coda di scorpione - meglio di così!

Dopo tutta questa storia, ci siamo diretti al caffè del museo, consapevoli della spennata (50€ per 3 würstel e una schiacciata) ma non della beffa finale, arrivata con domanda trabocchetto della cameriera che ha chiesto al Poser se voleva lasciare la mancia.


Usciti dal museo con le tasche piene di cultura ma non di euro, 





abbiamo accompagnato la Bertux in un negozio di comics mentre il Poser ha deciso di farsi tagliare i capelli da Unicut “tanto costa come a Genova”.




Imboccata la via del ritorno verso il nostro hotel, abbiamo deciso di fare un po’ come i berlinesi, e siamo entrati in uno dei mille caffè per goderci un the alle erbe (la sottoscritta) un chai latte, le ragazze, e un espresso “perché io quegli intrugli non li bevo” il Poser. L’oste, un omone in stile Gru di “Cattivissimo me” dai modi gentili e cordiali, accoglie tutti come il commerciante di Aleppo, facendoti sentire a casa. Di fianco a noi, coppia con un amore cane di (un’altra) mamma fatto cane, che ha capito subito di avere alte probabilità di leccare le briciole della carrot cake della Bertux. Distratti i genitori umani, si è fiondato sotto il tavolo per portare a termine, con successo, la missione. Altra missione portata a termine con successo è stata quella della Piccolina che ha deciso di collezionare le bibite Capri Sun e patatine cheese and onion, per la gioia del Poser che ha abbandonato il mantra “è tutta rumenta”. 







E da veri berlinesi “in prova” ci siamo beccati anche un bell’acquazzone che, però, ci ha permesso di esplorare la Biblioteca della città, situata su Unter den Linden, altra mega arteria che incrocia la strada del nostro hotel.

Pausa in hotel per ripartire gagliardi alla volta di Alexanderplatz. 






Alexanderplatz, che dedichiamo al nostro “Lento&Prudento”, è un’enorme crocevia di qualsiasi cosa che si muove, si mangia, si ascolta e si compra. Al nostro arrivo siamo accolti da un mega festival etnico che fa un giro intorno al mondo, io mangio in Africa, la Piccolina e la Bertux in Messico, il Poser subisce le nostre scelte culinarie con un pensiero alla pinsa di Arte Pizza di via Assarotti.

Dell’originario mercato del bestiame, Ochsenplatz ("piazza dei buoi") poi  Alexanderplatz in onore dello zar russo Alessandro I, ha conservato la vivacità e il continuo movimento della gente. Ma dai tempi moderni ha rubato tutto il gotha dei centri commerciali del mondo, da Primark a Alexa (un enorme centro commerciale su più piani), Snipes, Footlocker, fino al mitico C&A, di britannica memoria. Per sganciare le ragazze promettiamo che torneremo puntando sicuramente all’acquisto di uno zaino da 70 litri per contenere gli acquisti e cercando di beffare Ryanair alla nostra partenza.

Pronti a tornare al nostro hotel, veniamo rapiti da una manifestazione internazionale di testosterone tenuta da un gruppo di ragazzotti di diverse etnie - tutti decisamente maranza - che si sfida a colpi di euro e pugni al punchingball, come si usava nei migliori luna park degli anni Ottanta. 




La Piccolina, che ai maranza un po’ ci tira, viene rapita da occhiali scuri portati rigorosamente sul cranio e al contrario, calza bianca di germanica foggia sapientemente incastrata in ciabatta da piscina e improbabili codini impomatati con gel e fissati da elastici neri.

Al momento della dipartita, stava avendo la meglio un tizio con camicia dai mille disegni scelta di due taglie in meno per mettere in risalto i muscoli. 

E con ciabatte, muscoli e codino nel cuore, siamo tornati in albergo: domani ci attende il Museo delle Illusioni e la Torre della TV.

Guten Nacht! 

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