domenica 30 luglio 2023

Auf wiedersehen

Ultimo giro di giostra in una Berlino beffarda che oggi ci ha fatto vedere una cosa diversa da tutti gli altri giorni: il sole.



 E noi, armati di maglione e giacche anti vento, abbiamo fatto come i berlinesi e ce le siamo annodate in vita - alternativa è lo zaino ma noi li abbiamo lasciati in hotel visto il peso non proprio piuma.

A questo giro abbiamo preso la S Bahn, cioè i treni “normali” che da noi uniscono Brignole a Camogli. Destinazione: East Side Gallery, un progetto di recupero di un ultimo pezzo di muro decorato da 118 artisti provenienti da 21 Paesi del mondo. 















Nel 1990 il governo tedesco diede l’ok per lasciare spazio a interpretazioni di gioia, paura e speranza per un futuro che abbiamo visto svilupparsi negli anni a seguire. Di futuro incerto invece è l’addio al celibato di un gruppetto di veneti, non più ragazzini, che hanno costretto il futuro sposo a girare armato di parrucca e giubbotto jeans in stile Wayne’s World trascinando trolley musicale con canzoni degli Iron Maiden. La futura sposa può stare tranquilla, alle follie della lap dance gli amici hanno preferito foto artistiche, o presunte tali, che molto probabilmente verranno proiettate durante il ricevimento per la gioia dei futuri suoceri.



Le opere sono tutte diverse, e a noi sono piaciute praticamente tutte. 

Passeggiata verso la stazione costeggiando il fiume Sprea, e pensando che con sto tempo infame ci siamo giocati il giro di un’ora sul battello, che, in coppia con il pullman scoperto, ti assicura il badge di “turista perfetto” contro ovviamente il nostro addestramento da berlinesi in prova.

Al contrario che da noi, qui la domenica la città si ferma, i negozi chiudono e la gente diventa un po’ meno simpatica, forse perché c’è il sole e gli tocca lavorare. 

La vendetta dei lavoratori della domenica però si compie al terminal 2 dell’aeroporto dove servono cibo scadente e brezel di gomma, subito acquistati dalla Bertux e dalla sottoscritta come ultimo sgarro della vacanza. 

Imbarco e volo senza intoppi, con la Bertux dedita ai disegni e la Piccolina a ronfare per poi atterrare in una Malpensa rovente con maglione di lana legato in vita.

La nostra avventura berlinese finisce qui, ecco un paio di consigli per chi andrà dopo di noi:

  1. Anche se internet dice di non portare l’ombrello, portatelo. Non sarete mai veri berlinesi in prova se non sfoggerete la combo cappuccio-ombrello 
  2. I mezzi pubblici vi portano letteralmente ovunque: meglio investire subito in una travel card. Occhio che bambini/ragazzi a volte non pagano.
  3. L’acqua in bottiglia costa €3.50 il mezzo litro, la birra 2.50 al litro: l’acqua del rubinetto è buonissima quindi o vi portate la borraccia e la riempite nei bagni dell’hotel o bevete birra.


Stay tuned, le scimmie torneranno presto a viaggiare.


sabato 29 luglio 2023

La rivincita dei waffle

Questa mattina Berlino ci ha accolti con i soliti 16 gradi, nuvole in cammino con promessa di pioggia, il meteo ideale per visitare la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche (Chiesa in memoria dell'imperatore Guglielmo) o meglio, quello che resta della suddetta chiesa. 







Costruita nel 1890 per ordine di Guglielmo II in onore del nonno Guglielmo I, l’edificio faceva parte di un piano di costruzione di chiese protestanti avviato dal Kaiser e dalla moglie Augusta Victoria che tentando un ritorno ai valori religiosi tradizionali cercava di contrastare l'avvento del movimento operaio e socialista tedesco. La Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche venne bombardata nel 1943 e mai più ricostruita, forse perché, terminata la guerra, fu indetto un concorso per restaurarla ma nessuno dei progetti incontrò il gusto dei berlinesi.

L’architetto Eiermann alla fine progettò una nuova chiesa che fu costruita intorno al rudere, ispirandosi chiaramente ai waffles che mangiava a colazione al Maritim ProArte hotel vista la forma delle pareti della nuova struttura. 

Ufficialmente però, venne raccontato al mondo che salvare il rudere era un gesto per dare testimonianza degli orrori della seconda guerra mondiale, la forma dei waffle invece era un segno di riconoscimento all’amico pasticcere dell’architetto.

Intorno alla chiesa, in sintonia con i waffle, sorge un’area dedicata al cibo che a casa non mangeresti mai: spiedini di patate fritti con l’uovo, würstel di ogni genere e sorta, churros, gelati e birra. A contrasto sopravvive un unico banchetto con gemme e quarzi, evidentemente il comune aveva  esaurito le richieste per altri food truck.






Pranzo in linea con “paese che vai, usanza che trovi” con spiedi di patatine passate nell’uovo e fritte, panino con polpetta di carne che digeriremo dopodomani, würstel e birretta con fondo a rendere (il Poser in tenuta berlinese)



Di ritorno all’hotel, troviamo in metro giovane coppia con amore cane di (un’altra) mamma fatto cane. Ovviamente la sottoscritta attacca bottone per scoprire che i due ragazzi (lei brasiliana e lui tedesco) fanno il mio stesso lavoro e, tra una chiacchiera e l’altra, lui ci racconta che abitano vicino al RAW Tempel (visto!) e che sì, è una zona da giovani e che la cucina migliore qui è vietnamita (fatta!) e araba (ci manca), che i posti che abbiamo visto, soprattutto il museo di Pergamo meritavano (evvai!) e poi “l’avete vista la East Side gallery? Quella dove hanno conservato pezzi di muro” - eccheccavolo! Quella ci manca! Ma non potevano incontrarli prima?!? Domattina tenteremo il colpaccio prima di tornare a casa.

Ai saluti finali la ragazza ci confessa che no, di solito non è così l’estate a Berlino e sì, il tempo cambia velocemente e no, due settimane di pioggia di fila qui in estate di solito non succede - e lei vive qui da 8 anni…

Ritorno in albergo con Google Maps alla mano per capire se all’East Side Gallery possiamo andare a piedi (no) e poi puzzle per incastrare tutto in valigia (galeotta fu la tappa al Zalando outlet) - più o meno ci siamo riuscite.

Mentre il Poser e la Piccolina si godevano un po’ di relax, la sottoscritta scrutava il cielo pensando “ora che non piove facciamo un salto al bancomat”. 



Tempo di uscire in strada, individuare la direzione bancomat e si è scatenato l’inferno: pioggia, lampi e tuoni ma, da berlinesi in prova, abbiamo atteso che spiovesse per poi proseguire, umidicce, la strada verso la banca.

Riunito il gruppo, ci siamo diretti al check point charlie perché visto che di solito andiamo di là a questo giro siamo andati di qua. La Piccolina, ormai convertita agli orari germanici, aveva fame alle 18:30, ma siamo riusciti a tirare fino alle italiche 19 per poi soccombere esattamente alle 19:15 sotto sushi, edamame e noodles. 




Dopo cena, complice una serata degna della targhetta “estate”, abbiamo allungato il ritorno in hotel, incrociando il teatro dell’opera, la facoltà di giurisprudenza, il museo di Bud Spencer (solo a Berlino), l’immancabile torre della televisione (dovunque ti giri, la vedi!!) e Dunkin’ donut, per bilanciare l’Est con l’Ovest. 






La sottoscritta è rimasta neutrale.

Domani mattina ultima tappa turistica, poi faremo rotta verso casa.


venerdì 28 luglio 2023

Du meles is megl che uan

Altro giro al Pro Tomorrow, altra mela con semi. Stasera niente sacchetto in iuta e domani salviette nuove e camere in ordine.

Questa mattina Berlino ci ha accolti con la solita pioggia londinese e quei 13 gradi, condizioni ideali per visitare il museo della Stasi. Il museo è collocato in quello che era il centro direzionale della polizia istituita nel 1949 dall’SDE, l’allora partito socialista unificato della Germania. 





Il museo è enorme e nonostante l’allestimento “classico” (foto e targhetta, qualche teca) rende perfettamente l’idea di come operasse l’organo istituito a garanzia di preservare l’ordine nella Germania dell’Est. 






Ai piani superiori, sono preservati uffici, sale riunioni, 










cimici, documenti e tutti gli strumenti utilizzati per spiare la popolazione. D’altro canto, l’SDE offriva ai cittadini case con riscaldamento, acqua calda e bagno in house, a patto di sottostare alle regole e non guardare ad un occidente ritenuto luogo di perdizione e causa di tutti i mali, perfino dei fallimenti dell’economia orientale. 




I metodi della Stasi erano brutalmente affascinanti: ai “contropensanti” veniva fatta ogni sorta di nefandezza per portarli letteralmente alla follia: cambiare la disposizione dei mobili dalla notte al giorno, sostituire le bustine da the e altre “piccole” cattiverie come essere licenziati in tronco o dar evidenza di improbabili tradimenti del coniuge, portando il malcapitato alla follia e a volte anche al suicidio. Riflettendo sulla lucida follia di alcune azioni e ovviamente condannandole, siamo però giunti all’amara conclusione che se ci avessero spostato i mobili in casa forse ne avremmo perfino beneficiato visto il casino che a volte domina da noi.

Usciti dal museo, siamo stati colti dalla tempesta tropicale in puro stile monsonico che ha scoraggiato il Poser e la Piccolina ma non ha fermato la sottoscritta e la Bertux dirette da Noumi, ristorante di matrice asiatica trovato su Instagram, con cucina fusion e camerieri bellocci stile BTS.



Tornando verso la metro, abbiamo scoperto una mostra d’arte intitolata “The Princesses are back” opere dello scultore Johann Gottfried Schadow. Narra la storia che nel lontano 1793, le Principesse Luisa e Federica di Meclemburgo-Strelitz incontrarono "per caso" il prussiano Re Federico Guglielmo II al Teatro di Francoforte sul Meno. Il re rimase colpito dalla grazia e dal fascino di Federica e di sua sorella Luisa. 

Fatti i suoi conti e i suoi riporti, Re Federico Guglielmo scelse la Luisa mentre suo fratello minore Federico Luigi Carlo prese la Federica. Alla Luisa andò decisamente bene, ebbe un matrimonio felice e vissero felici e contenti. Più scalognata invece la Federica che si sposò tre volte per trovare la felicità. Più sfigato di tutti però era lo scultore Schadow che in tutto questo scenario di grazia e bellezza a lui era consentito solo guardare (e non toccare) per cui negli anni continuò a scolpire le sorelle reali, realizzando i capolavori esposti oggi a Berlino.








Abbandonata completamente la speranza, negli ultimi anni si è applicato a scolpire Patrick Swayze e il nostro amico Osso.

Ricongiunta la truppa, ci siamo recati al RAW Tempel, un’area che nel 1867 era adibita a riparazioni ferroviarie e, cento anni e un pezzetto dopo, è diventata un luogo di incontro di artisti, di varie espressioni d’arte e non. Qui si ritrovano digital artist, appassionati di arrampicata, label musicali e fanatici dello skateboard che, con 5€/giorno possono saltare su e giù da rampe, ringhiere, scalini e scalette. L’area ospita anche una piscina (che non siamo riusciti a trovare!!!) diversi bar, club (tra cui il famoso Cassiopea) e una fabbrica della birra. 












Il Poser, per rendere omaggio al luogo, si è tracannato due birre, lasciando a malincuore la terza (avevano solo 3 “gusti”) dopo aver accompagnato la seconda con un brezel gommosetto di chiara provenienza Lidl.




Stop di rito da Humana - qui è pieno per la gioia delle ragazze e poi verso l’hotel. 

Pausa per ricaricare le pile e cena tranquilla in house: domani andremo a vedere la chiesa di Kaiser Wilhelm e faremo ultimo giro per strade e negozi. Si teme acquisto di zaino extra.