Ci sono giornate che partono bene e oggi è una di queste. Siamo arrivati in porto a Napoli alle 8 precise: ad attenderci una giornata splendida, calda il giusto ma non troppo.
Ritrovo ore 9 col Trio Pistascius al ristorante del 5^ piano, un gancio datoci dal nostro manager di sala Mario (credo sia un nome d’arte) dopo aver assistito allo sconforto della Piccolina che faceva la caccia al gluten free al buffet “pizza, pasta e torte” del 15^ piano. Il ristorante del 5 piano funziona in maniera inversamente proporzionale rispetto al 15: laddove al buffet ci sono 100 persone per 5 camerieri al 5 ci sono 100 camerieri ogni 5 persone. E nonostante tutto, il manager di sala ci guarda e dice “ahhhh siete quelli del tavolo da 10!” Eh sì, anche se il team Cognata ha disertato la colazione al 5, le cene al 6 hanno lasciato già un segno. Questo perché, senza falsa modestia, siamo simpatici. Simpatici e carini. Carini e coccolosi, come i pinguini di Madagascar.
Rotte le righe dopo la colazione, le squadre si sono riunite in ordine sparso: il Trio Pistascius è andato alla scoperta della nave, noi e il team Cognata in palestra, con il Boy-friend che ci ha gentilmente fatto da personal trainer. Domani, compatibilmente con l’escursione, sarà allenato anche il Trio Pistascius.
Dopo la sessione in palestra, siamo tornati al ristorante del 5 accolti dall’esercito dei camerieri, questa volta soddisfatto nel vederci in formazione 10x10.
Pranzo veloce e poi via verso Pompei, passando ovviamente prima dagli amici del Mossad.
Ad attenderci al pullman questa volta una signora allegra e molto preparata che ha trasformato la visita a Pompei in un racconto interessante e brillante, tanto da spingermi a chiederle se è prenotabile come docente di storia o storia dell’arte o entrambe.
Prima di arrivare a Pompei, tappa strategica al laboratorio dove si lavorano le conchiglie per la realizzazione di camei. Nonostante il cameo non sia il mio gioiello preferito, ammiriamo il maestro Giorgio al lavoro che, con orgoglio, tramanda di generazione in generazione. Ai maschi. Le figlie femmine sono tutte schierate nella sala accanto, quella che devi attraversare se vuoi andare in bagno: e con la visita agli scavi a meno di 20 minuti di pullman, il bagno diventa una tappa quasi obbligata. Le sirene dei camei fanno colpo su quasi tutti, a noi propongono sagge alternative ai camei, così che il Trio Pistascius esce con un anello (3 uguali) mentre la sottoscritta con la Piccolina sceglie il classico cornetto napoletano- sperando che sia di buon auspicio.
Corallati, cameati e anellati, raggiungiamo gli scavi di Pompei. La guida Katia ci racconta come le donne romane fossero già emancipate: avevano già la pillola del giorno dopo (più o meno), studiavano, prendevano parte alla vita della città, gestivano commerci e negozi a differenza delle donne greche, che notoriamente più sfigate, potevano solo fare le matrone o le sacerdotesse.
Un’altra storia che attira l’attenzione di tutti è quella delle lupanare, antenate dei bordelli. Per attirare la clientela straniera, i romani avevano scelto un segno inequivocabile del servizio offerto applicando sulle case chiuse un bassorilievo a forma di belino, inclinato a seconda della direzione dell’ingresso della casa. Stessa strategia per la segnaletica stradale: se a Londra troviamo scritto per terra “look right” o “look left” a Pompei era tutto più semplice “per ciulare, gira a sinistra”.
All’interno delle lupanare micro celle con letti in pietra e illustrazioni del servizio sopra ogni celletta, in questo modo la resa del servizio era garantita.
Altro aneddoto simpatico, sempre relativo all’iconografia, ci viene raccontato da Katia che ci illustra come il fallo, ritenuto volgare dai papi cattolico, sia stato trasformato in una cornucopia e, successivamente, dai napoletani nel cornetto portafortuna. Proprio quello, per intenderci, che penzolava allegro al collo della sottoscritta, consapevole adesso di camminare fiera con un belino di corallo in bella mostra.
Passato lo stupore delle lupanare Katia ci ha portato alla scoperta della casa più lussuosa di Pompei: due atrii, due giardini, due sale da pranzo più le camere da letto e gli alloggi per gli schiavi. 3.000mq per 5 persone, probabilmente si parlavano con i megafoni. La guida ci ha spiegato più e più volte come quanto utilizziamo oggi nel quotidiano sia stato già inventato dai romani. Il calcestruzzo? Romano. Il bar con il vin brûlé? Romano. Le strisce pedonali? Romane (rialzate per scansare la fiumara di fogne che si formava nelle strade. Il forno per il pane? Romano. La pizza no, quella almeno è napoletana.
Terminato il giro per la parte commerciale e dopo aver sbirciato a casa degli altri, inclusa quella col cave canem (versione romana di Joy) abbiamo fatto un giro tra i reperti ritrovati, inclusi i calchi dei corpi di quei poveretti uccisi dall’eruzione del Vesuvio.
Ultima tappa al bagno prima di salire in pullman con la guida lanciata in un tour virtuale di Napoli in caso la nave partisse senza di noi. Il Trio Pistascius ha specificato che nel tour virtuale mancava la pizza e la guida ha subito rilanciato con pizza e canzoni neomelodiche. Il Trio Pistascius ha sperato di non perdere la nave.
Finale col botto con LeCuginette e la piccolina a caccia di zombie nel cinema 3D, noi a guardarle dal video mentre sgambettavano sparlando al nulla con le lacrime agli occhi. Alla fine ridevano tutti, inclusi i ragazzi della biglietteria e gli ospiti in attesa del prossimo turno. Secondo me dovrebbero darci un altro biglietto: bonus intrattenimento altri ospiti.
Domani si va in gita a Palermo: appuntamento alle 8 al ristorante del 5 piano. Il Trio Pistascius dice che arriverà 10 minuti prima.
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