domenica 27 ottobre 2013

Murano parte seconda: la rivincita delle murrine

Complice l'ora solare, siamo riuscite a ronfare fino alle 8:30 per poi aggredire il buffet dell'NH. Io mi sono buttata su gelatine a forma di cubo e succo ACE, la Bertux ha preferito evitare la sperimentazione e restare sul pane tostato con Nutella. Dopo aver fatto il check out, rubato Sponge Bob (sorry!) e lasciato i bagagli in hotel, ci siamo avventurate alla fermata dell'autobus intavolando una discussione sul fatto che la verza non fosse un tipo di stoffa ma una verdura.  Sul bus per piazzale Roma abbiamo incontrato una coppia toscana che viaggiava col cane, ci hanno convinto al prossimo giro portiamo anche Lara. Kirby no, i tamarri non sono ammessi.
Arrivate a Venezia abbiamo cercato il vaporetto per Murano evitando il 4.2 che fa il giro lungo. Abbiamo preso il 4.1 e abbiamo fatto lo stesso un giro lunghissimo. Arrivate a Murano siamo andate ad assistere alla lavorazione del vetro. Un maestro mordi e fuggi forgiava bottiglie e lumachine accompagnato da un assistente bilingue che credo ripeta la stessa cosa 200 volte al giorno. Spero che il maestro cambi ogni tanto animale. La Bertux applaudiva soddisfatta dalla prima fila l'abilità del maestro. A me sembrava un po' il circo Orfei.


Dopo aver salutato il maestro abbiamo svaligiato il negozio della fabbrica. Ecco finalmente la rivincita dei cavallini.
Prima di far rientro a Venezia siamo tornati al negozio di ieri dove uno dei commessi - che abbiamo scoperto chiamarsi Gigi - ci ha riconosciute e ha tentato di corrompere il mastro vetraio a far vedere alla Bertux come si lavorava il vetro. Già temevo che lei dicesse che l'aveva già visto 2 minuti prima all'altra fornace invece la sua calma impassibile le ha fruttato un piccolo omaggio. Confesso che inizia a darmi delle belle soddisfazioni.
Tornando verso i vaporetti abbiamo scavallato il ponte santa Chiara dove al balcone c'erano solo fiori di vetro. Che sia un segno del destino per le piante del mio balcone?


La via del ritorno è stata un incastro di anticipi e contrattempi. Dopo aver infilato un vaporetto veloce 


e l'autobus giusto siamo riuscite ad arrivare in stazione con quasi un'ora di anticipo.
La Bertux ha subito girato la cosa a suo favore, trovando conforto nelle macchinette. Una bottiglia d'acqua, cicche e M&Ms: un omaggio alla dieta salutista.


Secondo intoppo a Bologna, abbiamo scoperto che il treno aveva 50' di ritardo.
La notizia non è stata presa bene dalla Bertux che sperava di arrivare a casa in orario, ufficialmente per la scuola di domani, ufficiosamente per guardare i Robinson in tv.


Abbiamo passato l'ultima parte del viaggio a ripetere la lezione di storia divertendo i nostri vicini di fronte, l'inventiva non ci manca, soprattutto sulla nascita della scrittura.
Arrivate a casa la Bertux ha fatto la divisione dei cavallini, camomilla e poi dritta a letto. Sulla via del ritorno abbiamo convenuto che viaggiare è una gran cosa ma Venezia in 24 ore è un'impresa ardua. La prossima volta ci stiamo di più rischiando l'invasione dei cavallini...



sabato 26 ottobre 2013

Venezia!

Abbiamo provato a star ferme, ci abbiamo provato davvero, ma non ci siamo riuscite. 
Siamo partite oggi per un breve soggiorno a Venezia, complice l'offerta bimbi gratis sui freccia e l'assist della Marina che ci ha trovato una super tariffa all'NH di Mestre.
Dopo l'estate è la prima volta che torniamo a viaggiare, Scimmia e Stitch sono rimasti a casa, rimpiazzati dai compiti e dal pranzo al sacco.
La partenza non è stata delle migliori. In stazione ci siamo rese conto di aver dimenticato l'astuccio e abbiamo recuperato una matita dall'edicola. Per lunedì "dobbiamo" fare un tema sul cibo preferito che per la Bertux è una beffa del destino. Come facciamo a confessare alle maestre che la mamma è specializzata in crêpes e cibo da bar? Non solo, come dire che ogni tanto strizza l'occhio al mac drive con i chicken nuggets e le patatine? 
Sul treno abbiamo trovato un vicino di posto vecchio e scorbutico che mal ha accettato di dover spostare la schiscetta dal sedile per far posto alla Bertux. Dopo una rapida occhiata ci siamo rese conto che il treno era pieno di anziani e sull'onda emotiva della terza età abbiamo pranzato alle 11:30 


mentre il nostro vicino cantava canzoni paesane con le cuffie e lo smartphone. Beata tecnologia. 
Decisamente più fortunata la tratta Bologna - Mestre con due simpatici zietti agè che hanno confessato a noi 2 sconosciute e senza celato orgoglio di riempire la nipotina di sei anni di Nutella, caramelle e schifezze varie di nascosto dalla madre. Questi sì che sono zii con la Z maiuscola - come zio Phil e zia Mo. Dopo aver peregrinato alla ricerca di un bancomat siamo arrivate a piedi all'albergo.
L'albergo è quello che in gergo tecnico si definisce una figata pazzesca e la stanza non è da meno. Io voto 10 per la chaisse long in ingresso, 


la Bertux entusiasta per i due lavandini in bagno e la vista sulla "laguna". 


Il bagno ci regala un'altra sorpresa: ad aspettarci c'era Sponge Bob!


Uscite dall'albergo abbiamo preso l'autobus in direzione Venezia. Visto che il tabaccaio era chiuso abbiamo chiesto al conducente di fare i biglietti a bordo. Lui ci ha spiegato che non li poteva fare e alla mia domanda allora cosa facciamo ha risposto li farete a Venezia! Un punto ai veneziani! Arrivate a piazzale Roma abbiamo fatto i biglietti giornalieri: 20€ a testa, inclusa la Bertux che paga metà benzina. Mi sono ripresa il punto del bus. Coi biglietti in tasca e 2000 raccomandazioni, siamo andate verso la stazione passando per il ponte di Calatrava. La Bertux temeva che crollasse e ha provato a saltarci su.


Si rassereni, architetto, il ponte è ancora lì. Su suggerimento del ragazzo dell'hotel abbiamo preso il vaporetto per Murano. Fortuna ha voluto che facessimo un bel giro panoramico, siamo passate anche davanti a Ca' Tre Oci, uno dei pochi palazzi che sappiamo riconoscere - che vergogna 


Sfiga ha voluto che arrivassimo a Murano troppo tardi e le fabbriche fossero già chiuse. Murano però non ha deluso le nostre aspettative. Abbiamo visto dei bulbi oculari con la verdura 


Delle lampade terrificanti a forma di ometti che piacciono solo alla Bertux 


E perfino Musciu di Mulan che se ne stava beato sul muro di una casa. 


Dopo aver girato per i negozi siamo tornate a Venezia dove abbiamo mangiato pizza e mozzarelline impanate: anche qui non ci siamo fatte mancare la tipica cucina regionale. 
Una volta tornate in hotel la Bertux si è buttata sul tema: il mio cibo preferito è la pasta al forno. La cucina anche mia mamma nonostante abbia ancora un po' da imparare. 
Domani Venezia ospita la 28a maratoneta , la città sarà in festa. Noi però torniamo a murano un attimo a vedere come si fanno i bulbi oculari con verdura.


domenica 18 agosto 2013

450 km

Oggi giornata tranquilla per la prima metà e di viaggio per la seconda.
Dopo aver fatto 450km in 3 giorni la Nonna (aka Denis) ha deciso che oggi proprio non guidava - e vabbè, puoi mica biasimarla/o. Così pronta, impacchettata e corredata di valigia sono stata spiaggiata, con viva e vibrante soddisfazione, sulla riva del Lago Morto che, a parte il nome, di morto non ha proprio nulla. 


L'acqua è cristallina tipica delle montagne e fredda come poche, sulla spiaggia di ciottoli si affollano bagnanti di tutte le età, corredati di lettini e stuoiette. Gli hard core usano il BBQ messo a disposizione dei vacanzieri. I veneti la sanno ben lunga su come godersi la vita.
Pomeriggio di viaggio, prima tappa Conegliano - la Nonna mi ha portato fin là  - e poi dritta a Bologna con il frecciargento dove ho condiviso il sedile a 4 con una coppia romana: un lui implorante e una lei fredda e distaccata. Un pessimo teatrino. La stronza mi ha pure fregato la  presa per l'alimentazione dell'iPhone, stronza, ma soprattutto veloce. Lui continuava ad implorare e lei aveva una mezza cuffietta nascosta sotto la chioma ricciuta. Ragazzo mio, ho pensato, molla il colpo, è una battaglia persa, soprattuto per la guerra delle prese in casa.
Vincerà lei.
Sempre. 
Arrivata a Bologna ho esultato perché non dovevo cambiare binario e dopo aver detto mi sembra in orario ho visto apparire magicamente un 20' sotto la scritta RIT. Pace, in onore della dieta che inizierò lunedì mi sono scofanata una crostatina all'albicocca sotto lo sguardo invidioso di un bimbo giapponese a cui la mamma aveva rifilato una scatoletta di mais. Aspetta che inizi a farsi le sue ragioni sorella e poi vedrai il mais dove lo mette.
Sul treno per Alessandria faccio un rapido ripasso dello slang imparato. Ela = lei, usato da La Nonna quando parlava di me con la signora dell'hotel, credendo che non capissi. Kankera = persona particolarmente insistente, vulgo spaccamaroni, basa banchett = persona molto devota, vulgo culo da chiesa.
Arrivata ad AL, scendo dal treno con una valigia che secondo me pesa il doppio. Credo che sia la grappa per mio papà. O magari ha ragione La Nonna quando dice che pesa di più perché ti porti via anche il divertimento. 
Mannaggia ai vecchi, han sempre ragione loro.





sabato 17 agosto 2013

Il bacio dei banchetti

Per quanto ci provi, non riesco ad abituarmi all'idea di percorrere la statale ed avere le Dolomiti sulla mia sinistra, se vivessi qui starei sempre appiccicata al finestrino a guardare il panorama. Un panorama che toglie il fiato. Ritiro patente in tempo zero.


Questa mattina giro culturale in direzione di Feltre. Prima tappa, l'abazzia della Follina, una chiesa romanico-neogotica edificata tra il 1200 e il 1400 dai monaci cistercensi. Completamente ignorante riguardo i cistercensi sono dovuta ricorrere a Santa Wikipedia per scoprire che erano monaci di ispirazione benedettina, quello, per capirci dell'ora et labora. E a giudicare dal risultato oravano poco e si facevano un gran mazzo.


Il pezzo forte della chiesa è il chiostro, le colonne sono tutte diverse fra loro e la pace regna sovrana. 


Io lì sarei andata a leggere di nascosto, ombra, fresco e silenzio.
Dopo l'abazzia ci siamo diretti a CastelBrando, una struttura che apparteneva - credo - ai Brandolini. Nonostante i buoni propositi di cultura e storia, ho dovuto fare i conti con il richiamo del trash, all'ingresso del castello c'era una bellissima insegna "fashion in tour", Enzo Miccio avrebbe battuto le mani con gioia, io mi sono sentita obbligata a fare un giretto.
Come resistere al richiamo del fashion??


Il castello è un ottimo esempio di recupero, c'è un hotel, una spa, musei e vari ristoranti. E una vista mozzafiato.


Per riparare allo scivolone trash, ci siamo diretti verso la strada dei 100 giorni, un passante che collega il trevigiano al bellunese. Narra la storia che questa strada fu costruita in 100 giorni dagli austriaci in fuga al tempo della prima guerra mondiale. Conta 18 tornanti, io li ho contati tutti per essere sicura. Mai fidarsi dei foresti.


La foto non rende. La pigrizia di chi scrive l'ha spinta a guardare tanto e fotografare poco, ma la strada è davvero impressionante.
Scollinato Sant'Antonio Tortal ci siamo diretti verso Feltre. Sulla strada abbiamo attraversato Trichiana, il paese del libro.
Pare che lì sia nata la Merlin, copio e incollo.
In pochissimo siamo arrivati a Feltre, quella che chiamano la città dipinta. E girando a caso ti rendi conto del perché. I palazzi sono affrescati e ben conservati, 


sulla piazza principale detta piazza Maggiore, svettano i monumenti di due feltrini illustri. Ad uno il merito di aver inventato i caratteri mobili - ehm ma nn era gutenberg? - e l'altro ha fama di noto precettore. Insomma Feltre era tutta vita e rock and roll. 



Serata a Garna dove era in corso una sagra paesana. Già dal mio arrivo volevo cimentarmi col palo metrico, niente roba osè, si tratta di un palo con diverse tacche posizionato all'ingresso del paese, vince chi indovina la lunghezza. Avevo già in mente tutto un programma, so che la mia spanna misura 18 cm, e già pensavo di stimare la lunghezza contando - occhio e croce - quante spanne sarebbero state nel palo. Ma mentre pregustavo la vittoria, ho dovuto constatare a malincuore che l'avevano rimosso e avevano indovinato l'altezza.
Adesso mi tocca tornare per vincere con stile il prossimo anno.


E mentre le vecchiette sfrecciavano in balera (cit. Vincenzo - grazie Mara e Vincenzo della serata e delle risate), abbiamo abbandonato la festa per giro in enoteca e bar. 
Battesimo del prosecco, sono andata a letto leggera!




venerdì 16 agosto 2013

Il dono della sintesi

I veneti, scopro in questi giorni, hanno l'estremo dono della sintesi. I vecchi, per sapere da che paese venivi ti chiedevano di chi eri figlio e dove facevi l'amore, e con due semplici domande ricostruivano il tuo albero genealogico e capivano dove - e con chi - avevi costruito la tua nuova famiglia. 
Regine del gossip, imparate!
E in onore di chi mi ospita, ecco in breve la mia giornata.
Questa mattina, dopo una colazione con due vecchiette multicolor taggate Quechua, abbiamo attaccato la Dolada.


Ammetto che il mio scarso allenamento mi ha fatto sfigurare di gran lunga, ma quello che sono riuscita a vedere è impagabile. Lungo la via, abbiamo trovato un salto, ossia il luogo da cui si lanciano gli appassionati di parapendio.


Il sentiero è duro, a volte troppo esposto ma decisamente suggestivo. Si vede la valle, Belluno e il lago di Santa Croce.


Pranzo rigorosamente al sacco con tanto di mortazza e formaggio e poi abbiamo chiuso il giro con una sosta al rifugio dove, qualcosa mi dice, sia un posto per chi vola.


Pomeriggio alla scoperta del Vajont, i miei amici mi hanno spiegato tutta la dinamica della frana e della diga. 
Abbiamo visto i paesi che sono stati ricostruiti, Casso e Erto. Un buon consulente di marketing avrebbe cercato un secondo nome a Casso, hanno già avuto abbastanza rogne.
E mentre faccio questa riflessione, scopro, davanti all'ingresso del cimitero, che conservano una certa ironia assieme al sopra citato dono della sintesi.


A Erto sono andata a vedere il laboratorio di Corona. Resto dell'idea del ghost writer, ma le sculture sono davvero interessanti.


Chiudiamo la giornata con una cena spettacolo in agriturismo. 


Lui fa la carne alla brace, la figlia dei dolci meravigliosi con la Nutella. Usciamo rotolando ma estremamente soddisfatti. 


Domani si va a Feltre. E anche a vedere un'abbazia di cui non ricordo il nome. Troppo sole oggi. E troppa Nutella mi sa. 

giovedì 15 agosto 2013

Gli amici non mentono mai

A distanza di 2 settimane dal viaggio con la scimmia piccola, riparto da sola per un week end in montagna. 
Mentre la Bertux è sulle Alpi con la Lara e il suo papà, mi avventuro sulle Dolomiti e vado a trovare alcuni amici.
Anche a questo giro mi muovo in treno soprattutto per non perdere l'allenamento con trolley pesanti, scale ripide e possibili ritardi. In tutta onestà ero convinta di non trovare nessuno sul binario, immaginavo già il silenzio e i covoni rotolanti del deserto dell'Arizona.
Invece no.
Il binario è affollatissimo, sembra una festa in spiaggia. Poi capisco: il treno ferma a Rimini. E guardando bene ci sono proprio tutti: la sosia di Pink, la strappona, i due amici palestrati - uno chiaramente si è impegnato più dell'altro ma si penalizza con dei ciapamerda blu elettrico - la fighetta con il tacco 12 alle 9 del mattino - ma come fa?? - e il Cracco de nonartri, mannaggia a Masterchef, la maggior parte degli aspiranti Cracchi ahimè, assomiglia a Super Mario - questo è pure vestito di rosso.


Chiude la festa l'alternativa che rifiuta la moda e la vecchietta emiliana che, accompagnata a braccetto dal figlio, si lamenta del treno, del caldo, del treno e del caldo e del treno e anche del caldo.
Prima tratta del viaggio: Alessandria - Bologna. Annunciano ritardo. Per un attimo temo che il figlio abbia spinto la vecchietta sotto i binari, ma è a causa di un non precisato problema tecnico.
Arrivata a Bologna entra subito in gioco il mio proverbiale paiolo: in ritardo io, in ritardo l'altro treno, non devo cambiare binario e trovo uno scozzese nerboruto che mi sistema il bagaglio!!! Più culo che anima.
E sono pure seduta nella direzione del treno. 


E dopo aver fatto un po' di trainspotting a Mestre,


arrivo a Torres in un hotel molto accogliente, con una vista splendida sul lago. 


Gli amici mi avevano detto che l'età media degli avventori era sui 70, infatti scorgo con la coda dell'occhio un deambulatore comodamente posteggiato vicino alla sala da pranzo dove alcuni vecchietti sono intenti a giocare a carte.
I veri amici non mentono mai.
Dopo aver disfatto la valigia si parte alla volta di Belluno.
La città è raccolta e accogliente, l'impressione che si ha è che sia un posto tranquillo, con le strade pulite, i giardini in ordine e i Flanders come vicini di casa. 
La gente è cordiale e gentile, devo solo allenare l'orecchio al dialetto che qui parlano tutti, un paio di giorni e sarà un gioco da ragazzi.
Vabbè più o meno.
La cittadina è ricca di scorci e di piccole sorprese, come il campanile di Santo Stefano che segna tutte le 24h secondo l'usanza germanica (grazie wikipedia)


O ancora il Duomo, che presenta vari stili, interno gotico


esterno romanico.


A me piacciono le bifore sottosopra e gli alberi nei cortili degli altri, che fotografo di nascosto.


In giro c'è parecchia gente, ma è una mischia garbata, senza schiamazzi e senza eccessi. 


A parte lui. Baccini.

 
In concerto gratuito nella piazza principale alle 21. Alle 20:01 tutti i vecchietti sono già piazzati sotto il palco, scorgo perfino qualche fan hard core dotato di vuvuzelas. 
Abbandoniamo il concerto alla 4 canzone accompagnata dalla 3a polemica. È proprio vero: il mugugno è lo sport nazionale di noi genovesi.
Salutiamo Baccini e Belluno.
Domani si va per monti.

mercoledì 31 luglio 2013

Rosso lacca

Non poteva esserci finale migliore per il nostro viaggio. Questa mattina colazione all'ibis gare du nord. Buffet ricco e vario, mi siedo con la Bertux che mangia le crêpes alla Nutella e la vedo. Altezza media, esile, curata. Capelli neri e lisci sulle spalle. Fa un giro di troppo al buffet poi come se niente fosse prende un tovagliolino, lo stende sul vassoio lisciandolo con le mani e vi sistema con cura due pezzi di torta e una brioches al cioccolato. Richiude e ripone il tutto nella borsetta griffata rosso lacca. 
Con stile, come se niente fosse.
Si sistema i capelli, si alza e lascia il tavolo, facendo sembrare il grattare al buffet la cosa più naturale del mondo. Credo che il trucco stia nella borsa griffata, se l'avessi avuta anche io, avrei svaligiato il buffet dell'hilton di wembley.
Tornate in stanza abbiamo affrontato il trolley mostro, che, ormai senziente, vive di vita propria. Non voglio prendere la metro, ha detto, sono stufo di prendere culate giù per gli scalini. Così, sotto diretta minaccia, abbiamo preso un taxi e siamo arrivate alla Gare de Lyon. 


Bertux esaltata, sotto la stazione ci sono un sacco di negozi.
Per facilitare la mobilità la Bertux ha messo Stitch comodamente sul mostro mentre Scimmia è stata brutalmente fissata al trolley. Legata mani e piedi.
Confesso di averla liberata quando ci siamo sedute per pranzo.


Viaggio discreto con Bertux che alternava compiti (pochi) a Hay Day. Ogni tanto intonava canzonette idiote per la gioia dei passeggeri dell'eurostar.
Quando taceva, ammiravo il paesaggio.


Sul treno abbiamo trovato la solita gentilezza made in italy, quella simpatica e cordiale che ti fa solo venire voglia di non disfare nemmeno la valigia e di fare dietrofront! 
Arrivate a Torino c'erano Lara e Kirby ad attenderci sul binario. Bertux felicissima, Kirby disorientato dal via vai dei treni. Lara splendida come al solito.
Così finisce il nostro viaggio ma non le avventure delle scimmie che viaggiano.
Stay tuned.









martedì 30 luglio 2013

La vita degli altri giorni

La casa sarà vuota senza di voi.
Così ci ha salutato la zia Mo questa mattina. Ed è vero, mi ricordo quando abitavo a Londra e venivano a trovarmi gli amici, c'era sempre troppo silenzio dopo la loro partenza. Poi tutto tornava nella normalità della vita degli altri giorni. Ma per un breve periodo tutto restava sospeso.
Sicuramente sospesi non resteranno i gatti della zia Mo che hanno subito ogni sorta di tortura dalla Bertux. A Ginger, il più tonto dei due, ha fatto una corona di piume di gabbiano. Il poveretto sembrava toro seduto ma data l'età - 17 anni - non osava ribellarsi. La zia poi lo riempie di cibo come un tacchino a Natale, per cui non è certo un gatto dallo scatto felino e abile mossa.
Gatti a parte, oggi Swanage ci ha salutate con un bell'acquazzone, che ha reso lo spostamento del mostro un'impresa epica.
Arrivate a St. Pancras ci siamo svaccate per terra in attesa dell'imbarco.


 Anche Stitch mostrava segni di evidente stanchezza.


La scimmia invece è stata incorporata nel mostro, avrei dato qualsiasi cosa per vedere la faccia dell'operatore che ha visto passare la sagoma della scimmia sul monitor del controllo bagagli. 
Andare a Parigi da Londra o viceversa in treno ha le stesse procedure degli aeroporti, sarà che francesi e inglesi si odiano da sempre, ma i controlli sono capillari.
Invece gli americani mi sorprendono sempre. Una volta sul treno, dopo averci dato dentro coi biscotti della zia,


 la Bertux si è alzata per prendere una cosa dalla valigia lasciando Stitch sul sedile accanto al mio.
Una signora stelle e strisce dall'occhio curioso mi ha chiesto se il sedile era libero. Certo che no, di solito quando viaggio prenoto due posti, in uno mi siedo io, nell'altro ci metto un pupazzo per farmi compagnia! Ho risposto che c'era mia figlia, mi ha sorriso con poca convinzione. Probabilmente anche lei viaggia col pupazzo, come mr Bean.
Arrivate a Parigi siamo sbarcate alla Gare du Nord che credo esprima perfettamente la definizione di casino. C'era di tutto, papponi, nani e ballerine. Ad un certo punto ho anche temuto facessero un flash mob.
L'hotel è carino e pulito, impersonale quanto basta per far chiedere alla Bertux quante stelle ha. E no, non c'è la piscina.
Piacevolissima invece è stata la cena. Ho fatto quello che non faccio mai all'estero, ossia andare in un ristorante italiano. Ma visto che la Bertux era orientata a finire in bellezza il tour internazionale dei fast food, ho optato per "Da Giacomo", ristorante italiano gestito da Giacomo, signore di mezza età che parla francese con accento bresciano e bresciano con l'accento francese. Abbiamo mangiato benissimo e come ogni connazionale che si rispetti, ci ha fatto un discreto sconto.
Non si poteva chiudere la giornata meglio di così.