I veneti, scopro in questi giorni, hanno l'estremo dono della sintesi. I vecchi, per sapere da che paese venivi ti chiedevano di chi eri figlio e dove facevi l'amore, e con due semplici domande ricostruivano il tuo albero genealogico e capivano dove - e con chi - avevi costruito la tua nuova famiglia.
Regine del gossip, imparate!
E in onore di chi mi ospita, ecco in breve la mia giornata.
Questa mattina, dopo una colazione con due vecchiette multicolor taggate Quechua, abbiamo attaccato la Dolada.
Ammetto che il mio scarso allenamento mi ha fatto sfigurare di gran lunga, ma quello che sono riuscita a vedere è impagabile. Lungo la via, abbiamo trovato un salto, ossia il luogo da cui si lanciano gli appassionati di parapendio.
Il sentiero è duro, a volte troppo esposto ma decisamente suggestivo. Si vede la valle, Belluno e il lago di Santa Croce.
Pranzo rigorosamente al sacco con tanto di mortazza e formaggio e poi abbiamo chiuso il giro con una sosta al rifugio dove, qualcosa mi dice, sia un posto per chi vola.
Abbiamo visto i paesi che sono stati ricostruiti, Casso e Erto. Un buon consulente di marketing avrebbe cercato un secondo nome a Casso, hanno già avuto abbastanza rogne.
E mentre faccio questa riflessione, scopro, davanti all'ingresso del cimitero, che conservano una certa ironia assieme al sopra citato dono della sintesi.
A Erto sono andata a vedere il laboratorio di Corona. Resto dell'idea del ghost writer, ma le sculture sono davvero interessanti.
Chiudiamo la giornata con una cena spettacolo in agriturismo.
Lui fa la carne alla brace, la figlia dei dolci meravigliosi con la Nutella. Usciamo rotolando ma estremamente soddisfatti.
Domani si va a Feltre. E anche a vedere un'abbazia di cui non ricordo il nome. Troppo sole oggi. E troppa Nutella mi sa.
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