Complice l’aria di montagna o i 10.000 passi di ieri, Joy ha rinunciato alla solita sveglia con bacio canino delle 6:30 e ha aspettato che ci alzassimo con calma verso le 8. Il Poser l’ha portato a fare un giro nel borgo medievale mentre Madame, la padrona dell’albergo, preparava allegramente le colazioni per gli ospiti. Integralista valdostana, Madame predilige abiti tradizionali in fantasie semi moderne che suddivide meticolosamente a seconda del ruolo del suo staff: fiori azzurri per chi serve ai tavoli, pois per chi fa le camere. Esentato dal rigore sul vestiario il figlio, un ragazzotto biondino e distratto che fatica a tenere a mente “un the al limone e un caffè macchiato”. Madame, suppongo, abbia avuto la lungimiranza di non strizzare l’erede in pantaloni attillati e fusciacca rossa lungo la gamba per evitare imbarazzanti inciampi nello salire e scendere le scale. Il tocco poetico dell’albergo si trova nei nomi delle stanze: la migliore “irripetibili silenzi” è stata ironicamente assegnata ad una famiglia toscana armata di 2 bimbi piccoli e un barboncino beige con l’occhio spiritato.
A noi “beccioni doc” il destino ha assegnato la camera del bacio - lo poteun - di cui la sottoscritta storpia accidentalmente la pronuncia a causa della scarsa conoscenza della lingua francese. Alla stanza è legata una poesia che, sospetto, sia anch’essa opera di Madame, che trae ispirazione mentre prepara torte, marmellate, abiti tradizionali, gnomi o decapita ballerine.
Salutata Madame intenta a far lezione di gnomi al figlio svampito, siamo partiti alla volta del lago Champlong. Questa è una parte di valle che conosco poco per cui ci siamo affidati a internet che in hotel prende a singhiozzo. Per arrivare al lago si prosegue in direzione Chatillon per poi salire in un paesino che si chiama Artaz. Da lì, si sale per un sentiero che attraversa case private, con gli occupanti in gara per la coppa barbaque della Valle e poi, secondo la pagina internet, si prosegue per un fresco bosco di larici. In verità il sentiero, dopo la BBQ competition, si inerpica per un percorso a prova di ungulato, che Joy ha brillantemente superato seguendo una cagnolina nera tutta pepe e bacetti. Da lì si prosegue alla volta di 2 laghi, uno piccolo e un altro completamente secco, per poi arrivare a Colle Pillaz.
Qui si scopre un immenso prato con tipica fontana, panchina gigante e famiglie moleste con bimbi urlanti e cani che zampettano nel fango. Se dovessimo tornare ci portiamo il Trio Pistacious che in crociera si è esibito nelle loffe col gomito e la piccolina che potrebbe realizzare balletti e TikTok all’aria aperta. Mentre il Poser rifletteva all’ombra, la sottoscritta scovava la casa dei suoi sogni:
Isolata, in pietra e legno ma soprattutto con niente davanti, come a casa nostra in via burlando.
Ho chiesto al Poser se me la compra e ha detto di sì, per cui immagino di trovarmi le chiavi dello chalet quest’anno sotto l’albero.
Joy intanto ha fatto amicizia col cane che zampetta nel fango, un Labrador tontolone che ha cercato di convincere il volpaccio a fare il bagno nel trogolo. Dopo l’occhiataccia della sottoscritta, Joy ha preferito scavare una buca vicino alla nostra coperta mentre la zia nostalgica della famiglia molesta intonava “me gustas tu” di Manu Chao.
Da lì si sale ancora per arrivare al lago Champlong, anch’esso ridotto per via del caldo estivo.
Sulla strada del rientro abbiamo incontrato una famiglia che stava tentando la salita, il padre, madido di sudore e con il tutore al ginocchio, ci ha chiesto se poi scollinava e, mentre di solito dico che poi diventa facile o che manca poco per incoraggiare i viandanti, a questo giro non me la sono sentita di indorare la pillola. “Eh sì, è un po’ tosta e no, non scollina” inutile mentire al poveretto che sicuramente avrà consultato la stessa pagina web farlocca che ha convinto noi.
Volpaccio invece ha messo a punto una tecnica perfetta: quando noi camminiamo al sole lui corre e cerca l’ombra, si svacca, quando noi arriviamo all’ombra lui è di nuovo pronto a partire mentre noi tentiamo di riprendere fiato. Se incontro di nuovo il tizio col tutore gli spiego il metodo Joy. Funziona.
Tornati in hotel abbiamo scovato di fronte un negozio bizzarro: vende le teste che Madame decapita alle ballerine.
E per sfregio lo fa proprio di fronte al suo hotel, con la fermezza di chi cerca di fermare tale scempio.
Serata ad Aosta con il Poser in cerca disperata di bistecca e patatine e culminata con cena in ristorante vegano macrobiotico, con enorme gioia della sottoscritta che bramava vellutata e falafel (non insieme) e scazzo del Poser che ha cantato tutta la sera le lodi alla bistecca.
Domani si va a Morgex a trovare la bellissima Sophie di cui Joy è follemente innamorato.
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