domenica 18 agosto 2013

450 km

Oggi giornata tranquilla per la prima metà e di viaggio per la seconda.
Dopo aver fatto 450km in 3 giorni la Nonna (aka Denis) ha deciso che oggi proprio non guidava - e vabbè, puoi mica biasimarla/o. Così pronta, impacchettata e corredata di valigia sono stata spiaggiata, con viva e vibrante soddisfazione, sulla riva del Lago Morto che, a parte il nome, di morto non ha proprio nulla. 


L'acqua è cristallina tipica delle montagne e fredda come poche, sulla spiaggia di ciottoli si affollano bagnanti di tutte le età, corredati di lettini e stuoiette. Gli hard core usano il BBQ messo a disposizione dei vacanzieri. I veneti la sanno ben lunga su come godersi la vita.
Pomeriggio di viaggio, prima tappa Conegliano - la Nonna mi ha portato fin là  - e poi dritta a Bologna con il frecciargento dove ho condiviso il sedile a 4 con una coppia romana: un lui implorante e una lei fredda e distaccata. Un pessimo teatrino. La stronza mi ha pure fregato la  presa per l'alimentazione dell'iPhone, stronza, ma soprattutto veloce. Lui continuava ad implorare e lei aveva una mezza cuffietta nascosta sotto la chioma ricciuta. Ragazzo mio, ho pensato, molla il colpo, è una battaglia persa, soprattuto per la guerra delle prese in casa.
Vincerà lei.
Sempre. 
Arrivata a Bologna ho esultato perché non dovevo cambiare binario e dopo aver detto mi sembra in orario ho visto apparire magicamente un 20' sotto la scritta RIT. Pace, in onore della dieta che inizierò lunedì mi sono scofanata una crostatina all'albicocca sotto lo sguardo invidioso di un bimbo giapponese a cui la mamma aveva rifilato una scatoletta di mais. Aspetta che inizi a farsi le sue ragioni sorella e poi vedrai il mais dove lo mette.
Sul treno per Alessandria faccio un rapido ripasso dello slang imparato. Ela = lei, usato da La Nonna quando parlava di me con la signora dell'hotel, credendo che non capissi. Kankera = persona particolarmente insistente, vulgo spaccamaroni, basa banchett = persona molto devota, vulgo culo da chiesa.
Arrivata ad AL, scendo dal treno con una valigia che secondo me pesa il doppio. Credo che sia la grappa per mio papà. O magari ha ragione La Nonna quando dice che pesa di più perché ti porti via anche il divertimento. 
Mannaggia ai vecchi, han sempre ragione loro.





sabato 17 agosto 2013

Il bacio dei banchetti

Per quanto ci provi, non riesco ad abituarmi all'idea di percorrere la statale ed avere le Dolomiti sulla mia sinistra, se vivessi qui starei sempre appiccicata al finestrino a guardare il panorama. Un panorama che toglie il fiato. Ritiro patente in tempo zero.


Questa mattina giro culturale in direzione di Feltre. Prima tappa, l'abazzia della Follina, una chiesa romanico-neogotica edificata tra il 1200 e il 1400 dai monaci cistercensi. Completamente ignorante riguardo i cistercensi sono dovuta ricorrere a Santa Wikipedia per scoprire che erano monaci di ispirazione benedettina, quello, per capirci dell'ora et labora. E a giudicare dal risultato oravano poco e si facevano un gran mazzo.


Il pezzo forte della chiesa è il chiostro, le colonne sono tutte diverse fra loro e la pace regna sovrana. 


Io lì sarei andata a leggere di nascosto, ombra, fresco e silenzio.
Dopo l'abazzia ci siamo diretti a CastelBrando, una struttura che apparteneva - credo - ai Brandolini. Nonostante i buoni propositi di cultura e storia, ho dovuto fare i conti con il richiamo del trash, all'ingresso del castello c'era una bellissima insegna "fashion in tour", Enzo Miccio avrebbe battuto le mani con gioia, io mi sono sentita obbligata a fare un giretto.
Come resistere al richiamo del fashion??


Il castello è un ottimo esempio di recupero, c'è un hotel, una spa, musei e vari ristoranti. E una vista mozzafiato.


Per riparare allo scivolone trash, ci siamo diretti verso la strada dei 100 giorni, un passante che collega il trevigiano al bellunese. Narra la storia che questa strada fu costruita in 100 giorni dagli austriaci in fuga al tempo della prima guerra mondiale. Conta 18 tornanti, io li ho contati tutti per essere sicura. Mai fidarsi dei foresti.


La foto non rende. La pigrizia di chi scrive l'ha spinta a guardare tanto e fotografare poco, ma la strada è davvero impressionante.
Scollinato Sant'Antonio Tortal ci siamo diretti verso Feltre. Sulla strada abbiamo attraversato Trichiana, il paese del libro.
Pare che lì sia nata la Merlin, copio e incollo.
In pochissimo siamo arrivati a Feltre, quella che chiamano la città dipinta. E girando a caso ti rendi conto del perché. I palazzi sono affrescati e ben conservati, 


sulla piazza principale detta piazza Maggiore, svettano i monumenti di due feltrini illustri. Ad uno il merito di aver inventato i caratteri mobili - ehm ma nn era gutenberg? - e l'altro ha fama di noto precettore. Insomma Feltre era tutta vita e rock and roll. 



Serata a Garna dove era in corso una sagra paesana. Già dal mio arrivo volevo cimentarmi col palo metrico, niente roba osè, si tratta di un palo con diverse tacche posizionato all'ingresso del paese, vince chi indovina la lunghezza. Avevo già in mente tutto un programma, so che la mia spanna misura 18 cm, e già pensavo di stimare la lunghezza contando - occhio e croce - quante spanne sarebbero state nel palo. Ma mentre pregustavo la vittoria, ho dovuto constatare a malincuore che l'avevano rimosso e avevano indovinato l'altezza.
Adesso mi tocca tornare per vincere con stile il prossimo anno.


E mentre le vecchiette sfrecciavano in balera (cit. Vincenzo - grazie Mara e Vincenzo della serata e delle risate), abbiamo abbandonato la festa per giro in enoteca e bar. 
Battesimo del prosecco, sono andata a letto leggera!




venerdì 16 agosto 2013

Il dono della sintesi

I veneti, scopro in questi giorni, hanno l'estremo dono della sintesi. I vecchi, per sapere da che paese venivi ti chiedevano di chi eri figlio e dove facevi l'amore, e con due semplici domande ricostruivano il tuo albero genealogico e capivano dove - e con chi - avevi costruito la tua nuova famiglia. 
Regine del gossip, imparate!
E in onore di chi mi ospita, ecco in breve la mia giornata.
Questa mattina, dopo una colazione con due vecchiette multicolor taggate Quechua, abbiamo attaccato la Dolada.


Ammetto che il mio scarso allenamento mi ha fatto sfigurare di gran lunga, ma quello che sono riuscita a vedere è impagabile. Lungo la via, abbiamo trovato un salto, ossia il luogo da cui si lanciano gli appassionati di parapendio.


Il sentiero è duro, a volte troppo esposto ma decisamente suggestivo. Si vede la valle, Belluno e il lago di Santa Croce.


Pranzo rigorosamente al sacco con tanto di mortazza e formaggio e poi abbiamo chiuso il giro con una sosta al rifugio dove, qualcosa mi dice, sia un posto per chi vola.


Pomeriggio alla scoperta del Vajont, i miei amici mi hanno spiegato tutta la dinamica della frana e della diga. 
Abbiamo visto i paesi che sono stati ricostruiti, Casso e Erto. Un buon consulente di marketing avrebbe cercato un secondo nome a Casso, hanno già avuto abbastanza rogne.
E mentre faccio questa riflessione, scopro, davanti all'ingresso del cimitero, che conservano una certa ironia assieme al sopra citato dono della sintesi.


A Erto sono andata a vedere il laboratorio di Corona. Resto dell'idea del ghost writer, ma le sculture sono davvero interessanti.


Chiudiamo la giornata con una cena spettacolo in agriturismo. 


Lui fa la carne alla brace, la figlia dei dolci meravigliosi con la Nutella. Usciamo rotolando ma estremamente soddisfatti. 


Domani si va a Feltre. E anche a vedere un'abbazia di cui non ricordo il nome. Troppo sole oggi. E troppa Nutella mi sa. 

giovedì 15 agosto 2013

Gli amici non mentono mai

A distanza di 2 settimane dal viaggio con la scimmia piccola, riparto da sola per un week end in montagna. 
Mentre la Bertux è sulle Alpi con la Lara e il suo papà, mi avventuro sulle Dolomiti e vado a trovare alcuni amici.
Anche a questo giro mi muovo in treno soprattutto per non perdere l'allenamento con trolley pesanti, scale ripide e possibili ritardi. In tutta onestà ero convinta di non trovare nessuno sul binario, immaginavo già il silenzio e i covoni rotolanti del deserto dell'Arizona.
Invece no.
Il binario è affollatissimo, sembra una festa in spiaggia. Poi capisco: il treno ferma a Rimini. E guardando bene ci sono proprio tutti: la sosia di Pink, la strappona, i due amici palestrati - uno chiaramente si è impegnato più dell'altro ma si penalizza con dei ciapamerda blu elettrico - la fighetta con il tacco 12 alle 9 del mattino - ma come fa?? - e il Cracco de nonartri, mannaggia a Masterchef, la maggior parte degli aspiranti Cracchi ahimè, assomiglia a Super Mario - questo è pure vestito di rosso.


Chiude la festa l'alternativa che rifiuta la moda e la vecchietta emiliana che, accompagnata a braccetto dal figlio, si lamenta del treno, del caldo, del treno e del caldo e del treno e anche del caldo.
Prima tratta del viaggio: Alessandria - Bologna. Annunciano ritardo. Per un attimo temo che il figlio abbia spinto la vecchietta sotto i binari, ma è a causa di un non precisato problema tecnico.
Arrivata a Bologna entra subito in gioco il mio proverbiale paiolo: in ritardo io, in ritardo l'altro treno, non devo cambiare binario e trovo uno scozzese nerboruto che mi sistema il bagaglio!!! Più culo che anima.
E sono pure seduta nella direzione del treno. 


E dopo aver fatto un po' di trainspotting a Mestre,


arrivo a Torres in un hotel molto accogliente, con una vista splendida sul lago. 


Gli amici mi avevano detto che l'età media degli avventori era sui 70, infatti scorgo con la coda dell'occhio un deambulatore comodamente posteggiato vicino alla sala da pranzo dove alcuni vecchietti sono intenti a giocare a carte.
I veri amici non mentono mai.
Dopo aver disfatto la valigia si parte alla volta di Belluno.
La città è raccolta e accogliente, l'impressione che si ha è che sia un posto tranquillo, con le strade pulite, i giardini in ordine e i Flanders come vicini di casa. 
La gente è cordiale e gentile, devo solo allenare l'orecchio al dialetto che qui parlano tutti, un paio di giorni e sarà un gioco da ragazzi.
Vabbè più o meno.
La cittadina è ricca di scorci e di piccole sorprese, come il campanile di Santo Stefano che segna tutte le 24h secondo l'usanza germanica (grazie wikipedia)


O ancora il Duomo, che presenta vari stili, interno gotico


esterno romanico.


A me piacciono le bifore sottosopra e gli alberi nei cortili degli altri, che fotografo di nascosto.


In giro c'è parecchia gente, ma è una mischia garbata, senza schiamazzi e senza eccessi. 


A parte lui. Baccini.

 
In concerto gratuito nella piazza principale alle 21. Alle 20:01 tutti i vecchietti sono già piazzati sotto il palco, scorgo perfino qualche fan hard core dotato di vuvuzelas. 
Abbandoniamo il concerto alla 4 canzone accompagnata dalla 3a polemica. È proprio vero: il mugugno è lo sport nazionale di noi genovesi.
Salutiamo Baccini e Belluno.
Domani si va per monti.