Arrivati a Torino abbiamo preso d'assalto il negozio della Venchi, abbiamo pensato che le praline potessero darci supporto nei momenti difficili. Dopo i primi 100 metri, lenavevamo già dimezzate. A volte il momento difficile può essere preso in anticipo.
Dalla stazione al museo ci sono 11 minuti a piedi secondo Google maps, 25 se ci si ferma davanti ai negozi e 45 se si entra da Kasanova con tanto di villaggio di Natale in miniatura, corredato di pattinatori su ghiaccio.
Noi a questo giro siamo andati dritti.
Unica tappa il mimo con la cravatta dritta.
Arrivati al museo egizio abbiamo trovato la biglietteria "agile", le audioguide sgrause (non funzionano!!!) un biglietto da polso e un armadietto degno di un centro sportivo dove abbiamo scaricato giacche, zaini, berretti, sciarpe e un residuo bellico di pizza e focaccia con le olive.
La visita al museo si è svolta in tempi ragionevoli, abbiamo origliato la guida egittologa e fatto lo slalom tra qualche turista che si picchiava con l'audioguida in 7 lingue diverse.
Tutto il percorso si basa ovviamente sul culto dei morti, il processo di imbalsamazione, mummie e sarcofagi.
Alle ragazze sono piaciuti gli amuleti, le sale del re e il negozio di souvenir, alla Piccolina la mummia coi capelli e quella del bambino. Il Poser è rimasto incantato davanti alla mucca pseudo imbalsamata
che a me ricordava un po' la mucca di Pollon, quella che tira il carro del sole.
Bellissimi i sarcofagi del terzo periodo, ricchi di disegni e inscrizioni. La Piccolina ha chiesto se potevamo tradurre... onde evitare di tirarci dietro qualche maledizione inventando il testo, abbiamo dirottato l'attenzione sul corredo funebre.
5 minuti dopo, il corredo funebre è stato soppiantato dal negozio del museo da cui siamo usciti con: una collana con gatto, un segnalibro, una cartolina di Torino e una mummia da frigo. Al prossimo giro usciremo col sarcofago montabile e l'album del piccolo imbalsamatore - imperdibile!
Ragazze dietro e io a chiudere la fila.
Con questa formazione abbiamo conquistato la stazione in 7 minuti netti. Google maps ci ha fatto i complimenti.
Ritorno allegro in uno scompartimento tutto per noi
E dopo un'ora scarsa di treno, il ponte Meier ci salutava quasi incredulo: sì, anche Torino è nostra!
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